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Apocalypse domani

Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film

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La recensione su Apocalypse domani

di mm40
3 stelle

Tre soldati americani, reduci dal Vietnam, sono soggetti a strani comportamenti. Effettivamente qualcosa li ha contagiati durante l'esperienza bellica e ora sono inspiegabilmente assetati di sangue umano. Daranno così il via a un'epidemia di cannibalismo.

 

Uno degli obiettivi più diffusi del cinema di genere nostrano fra gli anni Settanta e Ottanta era quello di replicare i grandi successi d'oltreoceano con produzioni quanto più miserrime possibile, o per lo meno cercare di inserirsi nella scia di popolarità creata dal film-fenomeno del momento. Apocalypse domani, va detto subito, non ha praticamente niente a che vedere con Apocalypse now di Francis Ford Coppola, uscito soltanto pochi mesi prima: ma il titolo è un evidente richiamo-tranello per il pubblico, destinato però a guardarsi non un film di guerra (per quanto le prime scene siano in linea con il filone bellico), ma un cannibal-exploitation tutto sangue, macellazioni, violenza e, ovviamente, azione. Il titolo inganna, certo, ma penalizza anche la pellicola dal punto di vista prettamente artistico: perchè Apocalypse domani ha una sua storia, una sua vivacità, una regia esperta come quella dell'artigiano Antonio Margheriti (Anthony M. Dawson nei crediti, sia come regista che come sceneggiatore, insieme a Jimmy Gould-Dardano Sacchetti), ha i suoi momenti memorabili (celebre è l'esecuzione di un personaggio a fucilate nel ventre, che aprono uno squarcio nel busto dell'uomo attraverso cui si insinua il punto di vista della macchina da presa); insomma, la pellicola può camminare benissimo sulle sue gambe, al di là della trovata pubblicitaria del titolo. Sempre, chiaramente parlando, all'interno del cinema di genere, che peraltro stava andando incontro alla fase critica e definitiva della sua crisi. Margheriti continuerà ancora a girare con una certa continuità per un decennio circa. Da segnalare qui la presenza nel cast di John Saxon, Cinzia De Carolis, Malik Farrakhan e soprattutto dell'esordiente Giovanni Lombardo Radice, chiamato a rivestire i panni di uno 'svalvolato' che farà da trampolino per l'interpretazione da co-protagonista in La casa sperduta nel parco (Ruggero Deodato), uscito poco dopo. 3,5/10.

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