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Il pistolero

Regia di Don Siegel vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il pistolero

di Dany9007
10 stelle

Una premessa indispensabile: il doppiaggio del film in italiano si discosta parecchio dalla vicenda originale (che viene perfino tagliata di alcuen brevi sequenze). Mi pongo quindi una domanda: è da recensire il film nella sua struttura originaria o in quella in italiano?

Cominciamo ricostruire le rispettive trame e poi individuarne le differenze essenziali:

- versione italiana: la vicenda si apre con le bellissime immagini di repertorio di 4 grandi film del Duca (in ordine: Il fiume rosso, Hondo, Un dollaro d'onore, El Dorado), che ne mostrano man mano l'immagine più matura (ed invecchiata) sino al primo piano in cui lo vediamo ormai alla soglia dei 70 anni, giungere in una Carson City del 1901. John Bernard Books, questo è il nome del personaggio interpretato da John Wayne, fa visita al suo vecchio amico medico, Dott. Hostetler spiega di essere giunto in città per due ragioni: sistemare i conti con tre suoi vecchi nemici e farsi visitare, per un malessere che lo coglie da qualche tempo. La diagnosi è presto data e drammatica: un tumore in fase avanzata, con una prospettiva di vita inferiore ai due mesi. Tuttavia Books non accetta il consiglio di ripartire e anzi è determinato a portare avanti la vendetta nei confronti di questi suoi vecchi nemici. Insediatosi sotto falso nome presso la vedova Rogers, affascinerà il suo giovane figlio Dillon, che vede nell'anziano pistolero un mito ed una figura paterna. Inizialmente la vedova Rogers è tutt'altro che pacifica nell'accettare la presenza del pistolero (che inizialmente infatti si era presentato sotto falso nome) sotto il proprio tetto, tanto da convocare lo sceriffo del paese, un insignificante e molesto personaggio, per scacciare Books; quest'ultimo tuttavia spiegando di essere arrivato per vendicarsi di altri tre brutti ceffi, convince quindi lo sceriffo a desistere, lasciandogli continuare il soggiorno fino alla data del duello (dal quale lo sceriffo spera non escano superstiti). Questo soggiorno non è per niente tranquillo, al contrario è insidiato da figure estremamente ciniche: un giornalista che spera di scrivere una serie di libri esasperando la figura del pistolero, una vecchia fiamma che si rivela essere mossa solo da interessi economici sino ad alcuni killer inviati da coloro che Books andrebbe ad affrontare. Le giornate sono alleviate solo dall'amicizia che va a cementarsi con la Signora Rogers, che, nonostante diverse schermaglie, apprende il lato umano di quello che lei considerava solo un assassino. L'aggravarsi della malattia e la costante assunzione di laudano portano Books a seguire il consiglio del Dott. Hostetler: "se fossi uno della sua tempra non mi arrenderei né agli uomini né alla natura", suggerendo quindi al vecchio amico di andare incontro ad una morte al pari della sua leggenda. I suoi tre nemici, che sono diventati tali in quanto: uno gli ammazzò il fratello, uno lo consegnò agli Apache ed uno gli sparò a tradimento, vengono convocati al saloon del paese (un posto ormai elegante).

Il giorno del suo compleanno, in una mattinata di "falsa primavera", e dopo un commovente commiato alla signora Rogers, Books andrà incontro al suo destino, non a cavallo ma malinconicamente a bordo di un tram. I suoi nemici saranno annientati dall'abilità del vecchio pistolero, ma un colpo a tradimento da parte del barman (a sua volta poi ucciso da Dillon) porrà termine alla vicenda dell'ultima leggenda del west.

 

-versione inglese: l'anziano John Bernard Books giunge a Carson City vuole infatti farsi visitare dal suo vecchio amico dott. Hostetler (non c'è quindi traccia di alcun desiderio di vendetta nei confronti di alcun abitante della città, i tre nemici sono un'invenzione dei doppiatori). Alla diagnosi del medico Books è quindi rassegnato a trascorrere in tranquillità le poche settimane che gli restano e per questo affitta una camera presso la casa della vedova Rogers (sotto falso nome), che una volta scopertane la vera identità cercherà di allontanarlo tramite lo sceriffo Thibido. Quest'ultimo, in un colloquio di rara sgradevolezza, apprende che Books sta morendo, per questo desiste dall'incarico di scacciarlo (anche in questo caso nessuna traccia di sentimenti di vendetta muove l'anziano pistolero). I rapporti con la vedova Rogers migliorano, sebbene puntellati da delle schermaglie su diversità di vedute. Per la prima volta emerge la fragilità del personaggio di John Wayne, che oltre a doversi difendere dal cinismo del giornalista e della vecchia fiamma, si trova di fronte a profonde limitazioni fisiche: toccante la scena, assente nell'edizione italiana, in cui Books scivola in bagno e dovrà uscirne sostenendosi alla sua padrona di casa. L'agguato dei due killer che insidiano nella notte la casa in cui Books soggiorna, non è mosso dalla codardia dei suoi nemici, quanto dal desiderio di alcuni di potersi fregiare d'aver ucciso il grande pistolero.

Un'altra scena toccante, e sensibilmente diversa da quella in italiano è un ulteriore colloquio con Hostetler: di fronte al declino fisico del psitolero, ormai solo sostenuto dal laudano, il medico gli descrive le insopportabili sofferenze a cui andrà incontro che quindi convincono Books a trovare una morte degna della sua leggenda. Individua quindi tre figuri: uno che, similmente a quanto indicato nella versione italiana, gli aveva ucciso il fratello, un altro che lo aveva insultato al suo ingresso in città ed infine un giocatore d'azzardo che non sembra avesse risentimenti particolari nei confronti di Books.

Nella versione italiana è anche tagliata la sequenza in cui, poco prima che Books si avvii al duello, gli viene recapitata la lapide che aveva ordinato dall'impresario di pompe funebri (scopriamo quindi che Books ha 58 anni, una decina in meno di Wayne nella realtà, ma comunque una persona che rientrava nella categoria degli anziani per l'epoca). Il saluto alla signora Rogers è reso ancor più toccante da un'altra sequenza eliminata nella versione italiana: nella sua camera Books, consapevole che la sua padrona di casa ha intuito le intenzioni su un duello imminente le chiede di non fargli domande "no surmises, no woman intuitions, no tears Bond", infatti la signora vedremo gli occhi gonfi di lacrime di Lauren Bacall mentre Wayne si lascia la casa alle spalle.

 

Al di là di questa lunga analisi, ma purtroppo necessaria per constatare come effettivamente il film sia stato manipolato. Questo è infatti un caso piuttosto curioso sul quale non ho trovato traccia di spiegazione in vari dizionari o libri dedicati al western, tanto da essermi convinto che sia stato un tentativo per rendere la trama un po' meno cupa e "più digeribile" al grande pubblico, considerato che negli USA il film aveva riscosso uno scarso successo di pubblico. Sebbene lo avessi già apprezzato nella versione italiana, in cui per la prima volta ho visto John Wayne in un ruolo così delicato e così fragile, nella versione inglese si possono apprezzare delle frasi ancor più taglienti sul suo personaggio: quando la signora Rogers discute a colazione affermando che lui in fondo è solo un pistolero Books risponde " I'm a dying man scared of the dark" (tradotto in modo completamente diverso in italiano con "sono solo un uomo che vuole morire come tale")

Ma il fascino del film non risiede solo nell'interpretazione del grande protagonista, quanto in uno sviluppo che sembra davvero essere la perfetta uscita di scena del grande attore dal mondo del cinema. Non si contano infatti i parallelismi tra la vita reale (e cinematografica) di Wayne e gli episodi che ricostruiscono la vita di J.B. Books. Infatti, le 5 sequenze prese da altri film si collocano (approssimativamente) nello stesso arco temporale in cui sono apparsi nella carriera di Wayne, nel il primo incontro con James Stewart si cita un duello che li vide protagonisti 15 anni prima (praticamente gli stessi 15 anni da quando i due avevano lavorato assieme ne L'uomo che uccise Liberty Valance). Trovo anche molto emblematica l'ambientazione di inizio '900, che in qualche modo stabilisce la fine del west e che si adatta bene a un 1976 in cui ormai l'epoca del cinema western, se non morta, era mutata completamente e della quale John Wayne era rimasto forse l'unico fedele interprete nella maniera più classica. Alcune interpretazioni danno luogo anche ad un parallelismo tra le reali condizioni di salute di Wayne e quelle del personaggio, anche se sembra che, sebbene debilitato (da 12 anni gli era stato rimosso un polmone e ricorreva spesso al respiratore per girare le scene) Wayne non fosse malato di cancro in quel momento; malattia che sarebbe sopraggiunta qualche anno dopo.

Indispensabile notare il piacevole contorno di attori che rientrano nell'epoca d'oro del western: non ha bisogno di introduzioni James Stewart, che per lunghi anni è stato una sorta di alter ego più fragile di John Wayne ("il pubblico si identifica con me, ma sogna di essere John Wayne" disse in un'intervista), e che qui riconferma questa sua predisposizione più "intellettuale" rispetto all'amico che ha sempre interpretato l'uomo d'azione; John Carradine, mellifluo compagno di viaggio di Wayne al suo primo film importante in Ombre Rosse, a quasi 40 anni di distanza interpreta l'avido becchino, Richard Boone, che aveva già affrontato Wayne, qualche anno prima, ne Il grande Jake, qui torna ad essere un odioso cattivo ed infine Lauren Bacall, malinconica vedova. Più scontata la figura del giovane Dillon (interpretato dal 22enne Ron Howard) ma ben diretta.

In conclusione un'uscita di scena eccezionale per un gigante del cinema.

 

 

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