Regia di Emma Dante vedi scheda film
Una sfida all'Ok Corral in cui a perdere è il senso di Comunità.
"Per quanto in Italia le cose vadano male, tutti hanno un paracadute sul quale contare. Il più grande, il più pervasivo, il peggiore di tutti è la famiglia. La famiglia è ormai diventata la tana in cui ci si rifugia scappando da un mondo di egoismi e sopraffazioni. Ma è una tana che serve ad alimentare ancora di più questa reciproca ostilità, perché ormai tutti si fidano solo dei quattro o cinque familiari che hanno intorno. Tutto deve essere sacrificato alla famiglia: qualsiasi cosa, qualsiasi malefatta può essere giustificata se serve a proteggerla o a farla prosperare. Sono diventate dei piccoli rifugi di bestie feroci nelle quali nessuno può entrare. Da collante sociale si sono trasformate in elemento fondamentale di divisione e reciproca ostilità".
Con queste parole il grande Mario Monicelli preconizzava un futuro fatto di egoismi familistici in cui il senso di Comunità si perde lungo strada, quella stessa strada che, nell'ultima magnifica sequenza del film di Emma Dante, la Comunità del quartiere percorre, non per porre un argine alla follia delle due donne incaponite a non lasciar passare l'altra, ma semplicemente per assistere allo spettacolo del duello all'Ok Corral e su quello scommettere anche i propri averi. E la Dante fa intendere che non è neanche questione di scontro/confronto tra una famiglia tradizionale (composta da nonni, genitori, figli e nipoti) contro una famiglia dei tempi moderni (composta da due donne unite sentimentalmente). Perché quest'ultima è ostile quanto la prima. E nello scontro tra gli egoismi, il bene comune, il bene collettivo (la strada) resta interdetto ai più perché diventa dominio dei singoli. Un'opera prima magnifica per una regista teatrale invidiataci in tutto il mondo che dimostra di avere piena padronanza anche del mezzo cinematografico. E arriva potente al pubblico il suo messaggio: la follia è ormai epidemica, tutto è privo di senso. Si salvi chi può.
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