Regia di Ferdinando Baldi vedi scheda film
La prima stagione di Baldi fu quella (primi anni Sessanta) del peplum, poi venne quella dello spaghetti western (seconda metà dello stesso decennio); appartiene ovviamente a questa tranche della sua carriera Il pistolero dell'Ave Maria. Nonostante si mettano in cinque per scriverne la sceneaggiatura (fra i quali anche un giovane Vincenzo Cerami; ma ci sono anche Pier Giovanni Anchisi, Federico De Urrutia, Mario Di Nardo e lo stesso regista) e nonostante le sfocate discendenze della trama dalle tragedie di Eschilo, la pellicola lascia abbastanza a desiderare sotto molti punti di vista: primo fra tutti, nulla di sorprendente, il budget. Il pistolero dell'Ave Maria gode in effetti di mezzi appena sufficienti per non sprofondare nella serie C, ma è tutt'altro che un lavoro di più di tante pretese; lo dimostra anche il cast artistico, nel quale a fianco di Leonard Mann non compare pressochè alcun nome di una certa fama (i principali sono Luciana Pauluzzi, Piero Lulli, Enzo Fiermonte e alcuni caratteristi di nazionalità iberica in virtù della solita co-produzione fra Italia e Spagna, tipica per il filone western nostrano). Se la confezione è appena dignitosa, la storia comunque non rappresenta nulla di originale o di sorprendente, soprattutto dopo un quinquennio di super-produzione di pellicole dai toni e dai contenuti profondamente simili; il tema della vendetta personale, poi, verrà esportato ben presto anche nel poliziesco, dando vita al poliziottesco e quanto ne consegue. In film come questo si nota quindi piuttosto bene che il genere è ormai logoro. 3/10.
Far west. Due bambini, fratello e sorella, assistono all'assassinio del padre da parte di un uomo che diventerà anche l'amante della madre. Dopo quindici anni i due, cresciuti, sono pronti per compiere vendetta.
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