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Tutto può cambiare

Regia di John Carney vedi scheda film

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La recensione su Tutto può cambiare

di mc 5
8 stelle

Parlando di un film come questo c'è un termine di cui si corre il rischio di abusare: "delizioso". E siccome non potrò fare a meno di farvi ricorso, comincerò definendo il film "adorabile", anche se poi il concetto è il medesimo. C'è chi lo ha stroncato (vedi Film TV), aggrappandosi al filo esile di un'operina non certo "potente". Ci sta, accetto la critica, ma non la condivido. L'impianto è quello lì, una storia delicata, fatta di dettagli legati ai sentimenti, alle simpatie o antipatie, alle malinconie e ai ripensamenti. Prendere o lasciare. E io ho preso, assolutamente. E se qualche pischella resterà delusa perchè si aspettava un "romanzetto" young adult, chissenefrega. Del film non posso che dire bene, me lo sono goduto, ma non nascondo una piccolissima perplessità. L'ho trovato troppo americano per essere fruito pienamente da noi auropei. E mi riferisco a un insieme di cose, da certe mentalità a taluni atteggiamenti definitivamente targati USA, ma questa è un'osservazione che vale per TUTTE (e dico tutte) le commedie fabbricate in America (a proposito! son rimasto sorpreso nel vedere apparire il nome di Judd Apatow tra i produttori, cineasta che nelle sue commedie rappresenta qualcosa di solitamente molto diverso). Affrontiamo subito il cast, segnalando la spassosa (almeno per me) partecipazione di Mos Def (rapper celeberrimo) che qui -nei panni di un elegante ma ottuso discografico- ha in dotazione un pizzetto incolto da capra che lo fa sembrare il capo di una cavolo di comunità islamica. Sui due protagonisti avrei molto da dire. Keira Knightley non mi è mai stata simpatica, e continuo a ritenerla un'attrice non eccezionale. Ma qui, in questo ruolo è illuminata da una lieve luce malinconica che le permette di dare il meglio (nonostante una dentatura improponibile, scusate il dettaglio). La sua prova (pressochè perfetta) mi fa in parte rimangiare tutte le cattiverie da me espresse in altre occasioni nei suoi confronti. Quanto a Mark Ruffalo...beh io lo ammiro da sempre. Sono consapevole che non è un fuoriclasse, tuttavia è scattata tra me e lui una empatia tale che ho provato anche a cercarlo -senza peraltro riuscirci- su facebook. Poi mi sono anche documentato sulle sue vicende personali (ha subito, se ben ricordo, un delicato intervento chirurgico alla testa, ma soprattutto è un uomo molto attivo sul piano dei diritti civili, tra manifestazioni e cortei....insomma è una delle teste pensanti più belle di Hollywood). Sono un suo grande fan, se s'è capito. Va detto che il film più che sulla sceneggiatura (piuttosto elementare) o sulla recitazione (non era richiesto un impegno disumano) poggia sul "clima" generale che aleggia, determinato da un preciso scenario, che può non piacere a qualcuno ma che credo ispiri forte suggestione. E mi riferisco alla New York degli artisti giovani e squattrinati, che si ritrovano la sera nei locali dell'East Village. Un mondo che non conosco di persona, ma di cui ho imparato ad apprezzare la poesia attraverso libri e film, con questi ragazzi che si innamorano di autori e di canzoni, vivendo i loro giorni come se la propria giovinezza fosse destinata ad essere qualcosa di unico e irripetibile. Tra passeggiate notturne in una New York sempre accesa e la ricerca di un'ispirazione che porti a comporre canzoni indie che lascino segni nel cuore, il film procede delicato, alternando malinconia e accessi d'entusiasmo creativo. La storia non conta poi molto, la vedrete andando al cinema. Quel che conta è "entrare" in un certo ambiente, e viverlo insieme ai protagonisti. Solo così potrete assaporare il gusto di questo film, fatto di frasi trattenute, di sguardi, di parole non dette oppure gridate. E di tanta tanta tanta musica. E anche bella. PS: guardatevi su You Tube il video di Keira Knightley che canta "Lost Stars". Un gioiello che vi regalerà il tepore della più soffice malinconia

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