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Machete Kills

Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film

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La recensione su Machete Kills

di alan smithee
8 stelle

Dai che è tornato: quel burbero piccoletto abile con l'arma bianca, ancor più che con i proiettili, gran risolutore di affari loschi e scongiuratore mai ufficiale (il merito dei suoi mai scontati successi è sempre di qualcun altro) di destini foschi per il pianeta intero, fa nuovamente la sua comparsa, diretto ancora una volta (e per fortuna!) dal suo scopritore, quel talentaccio di Robert Rodriguez, in forma più che mai.
Non è poi così semplice, a ben pensarci, simulare un prodotto di serie Z, girandolo dosando alla perfezione effetti speciali volutamente grezzi ed esagerati, ma in realtà efficacissimi, cattivo gusto e splatter in un mix esilarante che riesce a divertire dall'inizio alla fine.
Certo bisogna essere ben consci di ciò che si sta andando a vedere (ma sfido a trovare chi va a vedere Machete per assaporare lo spirito eroico patriottico completamente privo di una parvenza di ironia di certi Chuch Norris di metà anni '80, così come lo Steven Seagal o il Dolph Lundgreen degli anni '90); consci pure della bella storia che un personaggio del genere - nato per scherzo sotto forma di preview falsa come apripista di Grindhouse, e svilupppatosi in seguito guadagnando lo spazio da protagonista di un film folle ma d'autore - è in grado di portare avanti divertendo un pò tutti. Persino lo stuolo di star che farebbero carte false pur di apparire (e il "giovane debuttante" Carlos Estevez, nel ruolo del presidente degli Stati Uniti con passione per le belle gnocche e le belle armi, di carte (ed identità) false ne sa ben qualcosa) anche solo per pochi minuti, anche solo come una delle tante sfaccettature di un killer dalle multiple personalità (lo interpretano in divertenti camei persino Cuna Gooding Jr, poi Lady Gaga, poi Banderas). Machete sbuffa, brontola, fa lo scazzato ma alla fine risolve sempre tutto...o almeno ci prova perché il film, come suggerisce l'anticipazione prima dei titoli di testa (strepitosa con quella pellicola volutamente rovinata come ai tempi del cinema parrocchiale con bobine maltrattate e cucite e ricucite), avrà un ulteriore sequel di proporzioni "cosmiche". Danny Trejo, quasi settant'anni e non sentirli (probabilmente la sua faccia monoespressiva da scarpone stropicciato l'aveva identica pure a quindici anni, baffi compresi) ci riporta indietro all'atmosfera degli 007 con Roger Moore degli anni '70, quelli in cui l'ironia e l'improbabilità (pure là c'era l'avventura spaziale con lo stupendo Moonracker-operazione spazio) lasciavano di stucco noi bambini decenni appassionati e osannanti (certo la classe e l'aplomp da fighetto inglese di Moore è sostituita qui da una schiettezza cafona e gibbonesca del piccoletto messicano, soggetto completamente differente ma con medesimo sfondo, se vogliamo azzardare il paragone; ma ci riporta pure indietro all'epoca se non dei grindhouse (qui in Italia ne siamo stati pressoché sprovvisti quasi come per i drive-in), almeno dei cinema all'aperto estivi con programmazione diversa ogni giorno, in cui capitava, a noi giovani già appassionati onnivori di cinema, di imbatterci in chicche incredibili e scult che oggi possiamo al massimo ritrovare a notte fonda in qualche sperduto canale satellitare. E dunque tra donne toste e armate sino al pube, bionde miss Texas devolute al miglior offerente o more guerce ma ancor più temibili (un pò in stile Bond girl politicamente scorrettissime, se vogliamo tornare al raffronto tra le due spie), tra killer camaleontici e resi  folli da una straripante e contraddittoria doppia personalità, la giostra della follia e della trivialità si dimostrano ancora una volta, grazie alla bravura di Rodriguez, (anche lui come Tarantino grande amante di cinema, e chi ama il cinema in genere parte a venerarlo dal basso), il modo migliore per coniugare ingredienti a prima vista incompatibili, e per ottenere alla fine il massimo dal minimo: o è un miracolo, o è magia, o talento bello e buono.

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