La recensione su After Earth

Da qualche anno ogni volta che mi approccio a giudicare un film del (ormai ex?) grande Shyamalan la domanda che mi pongo a fine visione è sempre la stessa; ma cosa diavolo gli è successo?

Cosa è successo al regista de Il sesto senso, di Unbreakable (per me il suo vero capolavoro), di Signs (bell’ omaggio alla sci-fi anni ’50) e del bellissimo The Villlage?

Dopo questo poker di successi c'è stata la favola di Lady in the Water, un film che non boccio completamente ma che di certo mi deluse parecchio e il successivo The Happening, questo si un bel tonfo, in linea cronologica e da appassionato della prima ora mi sarei dovuto buttare su L’ultimo dominatore dell’aria ma ancora non sono riuscito a trovare il “coraggio” di vederlo (viste le stroncature unanimi).

Con After Earth invece ho fatto uno sforzo maggiore pur sapendo che la delusione era da mettere in conto, cosa che alla fine si è puntualmente avverata, Shyamalan conferma purtroppo il suo momento negativo e lo fa con un film che nasce sbagliato da molti punti di vista (produzione, soggetto, sceneggiatura e casting) e che dimostra ancora una volta che il regista indiano non è uscito dal suo tunnel negativo.

Il limite più evidente è quello della scrittura, ma questo non è certamente una novità, anche nelle sue opere più riuscite gli script hanno sempre mostrato il fianco a critiche, il tutto però veniva surclassato da una tecnica e da una messa in scena di assoluto livello, in questo caso la situazione è aggravata dal fatto che il soggetto firmato Will Smith sembra non entrarci assolutamente nulla con la poetica del regista e con il suo percorso autoriale, un percorso che ormai sembra aver perso qualsiasi punto di riferimento.

After Earth è un film di fantascienza pura senza nessuna contaminazione, quindi astronavi spaziali, mondi sconosciuti e alieni dalle forme mostruose, gli abitanti della terra a causa di numerose devastazioni sono emigrati su un nuovo pianeta chiamato Nova Prime, dove però vengono attaccati da entità aliene non vedenti chiamate Ursa, che sono in grado di percepire la paura dell’uomo e quindi di sterminarli con facilità.

Per combatterli viene creato uno speciale corpo di Ranger guidati del Generale Cypher Raige (Will Smith) che possiede la capacità non comune di controllare la paura e quindi di vincere il duello con gli Ursa, questo speciale dono si conquista solo dopo addestramenti molto duri e prende il nome di “spettralità”.

After Earth (2013): Jaden Smith, Will Smith

After Earth (2013): M. Night Shyamalan, Jaden Smith, Will Smith

Il contesto del racconto fantastico è questo ma la vera sostanza è rappresentata dal rapporto conflittuale tra Raige e il suo giovane figlio Kitai (Jaden Smith figlio di Will), entrambi precipitati sulla terra si ritroveranno in un ambiente ostile braccati proprio da un Ursa, dovranno quindi affrontare una natura contaminata e selvaggia oltre a risolvere le diatribe famigliari.

Un plot quindi di basilare semplicità, che trova grandi difficoltà nella gestione dei due personaggi e che si sviluppa con lineare piattezza consentendo allo spettatore di trovarsi sempre un passo avanti al racconto, le prove dei due attori inoltre risultano poco convincenti e se Will Smith con la scusa della “spettralita” sembra più di una volta una specie di androide privo di emozioni, suo figlio Jaden ha il fastidioso “dono” di apparire antipatico fin dalle prime sequenze.

Cosa resta dunque?

Poco o nulla a dire il vero, resta la capacita di Shyamalan di girare un paio di sequenze ben riuscite, di tenere visivamente e ludicamente il film in piedi, resta una ricostruzione scenografica di gran fascino (il budget del film aiuta molto), in definitiva resta una bella confezione con buoni effetti speciali ma con nessun contenuto dentro, peccato.

Voto: 5.5