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Captain Phillips - Attacco in mare aperto

Regia di Paul Greengrass vedi scheda film

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La recensione su Captain Phillips - Attacco in mare aperto

di supadany
9 stelle

Abbandonato Matt Damon (tre film assieme), il sempre più lanciato regista Paul Greengrass abbraccia (e riporta in auge) Tom Hanks e si conferma essere tra i pochissimi autori che lavorano ad Hollywood capace di proporre impegni tematici (temi seri, tentativo di adesione alla realtà, pochi sconti al buonismo) in produzioni ad alto budget e soprattutto a farlo senza mostrare cedimenti.

Il mercantile statunitense Maersk Alabama viene attaccato da pirati al largo della costa somala e dopo una strenua difesa coordinata dal comandante Richard Phillips (Tom Hanks) vengono abbordati.

Comincia un confronto serrato tra le parti, col capitano che intraprende, anche perché obbligato, uno scontro frontale con il capobanda Muse (Barkhad Abdi), mentre il tempo stringe visto l’intervento delle forze militari statunitensi le quali han ben chiaro come comportarsi.

 

Barkhad Abdi, Tom Hanks

Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Barkhad Abdi, Tom Hanks

 

Tratto da una storia vera (disponibili le immagini di repertorio sul bluray), fa respirare fin dalle prime battute una gran tensione pur nei limiti imposti da alcuni passi obbligati (attacco pirati e via discorrendo).

La situazione dei pirati, e quindi i rischi che corrono le imbarcazioni in quelle acque, sono ormai note (anzi, da un po’ non se ne parla quasi più), ma il film tende a concentrarsi soprattutto sul confronto tra visioni opposte frutto di una vita completamente diversa che ha segnato i due “condottieri”.

E lo fa spezzando in due la narrazione, intraprendendo globalmente un’azione che mi piace definire tecnica, ovvero non solo incentrata sul dinamismo (in fondo i luoghi sono due imbarcazioni ed il mare), ma prima di tutto ben conscia dell’importanza del lavoro a monte di scrittura e scrupolosa quando si tratta di calibrare i fatti, ma anche l’evoluzione del discorso che li lega.

Se la prima parte promette bene (e regala già buoni frutti), la seconda, con un importante cambio di prospettiva (luogo piccolo, influenza esterna sempre più opprimente, equilibrio mentale più precario), toglie letteralmente il fiato, il cuore sale in gola e non ci vuole molto anche per intercettare alcune considerazioni interessanti (ad esempio, nemmeno troppo velatamente si ammette che gli Usa non si fanno scrupoli verso nessuno) sempre se si riesce a mantenersi lucidi, soprattutto verso la fine quando trattenere le lacrime di emozione diventa assai arduo.

Merito soprattutto del manico (Paul Greengrass) a monte che ha pianificato con raziocinio ogni passaggio, ma anche concesso/richiesto libertà impreviste ai suoi interpreti (interessante il “making of”), in più molto va attribuito a Tom Hanks, in forma come non lo si vedeva da tempo (anche i buoni copioni gli sono spesso mancati), ed alla “scoperta” Barkhad Abdi, ormai sbarcato ad Hollywood così come il suo personaggio sogna di approdare negli States (e non lo farà proprio come nei suoi desideri).

Opera compatta, che occupa bene gli spazi, trovando equilibrio tra attesa (i pirati all’orizzonte, i Navy seals appostati) e concitazione (movimenti tra i corridoi della nave, pulsioni tra i pirati somali, tempo che scorre inesorabile), sfruttando le differenze tra diverse culture, riuscendo ad appassionare e coinvolgere tra azione, tensione ed animo umano.

Palpitante.

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