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The German Doctor

Regia di Lucía Puenzo vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The German Doctor

di alan smithee
8 stelle

La figlia del premio Oscar Luis Puenzo fonde con cura, nel suo terzo film da regista, l'impegno civico e civile già presente nel film più famoso del padre (La storia ufficiale, Oscar come miglior film straniero nell'86, sul drama delle migliaia di desaparecidos dopo la caduta del regime militare argentino), con quella che , nel bene e nel male, può definirsi la sua ossessione per l'evoluzione del corpo, la fase di crescita e di definizione dei corpi adolescenti, i problemi di identificazionened accettazione legati al passaggio dall'adolescenza all'eta'  adulta. Nel 1960 un distinto e un po' timido e riservato medico tedesco incontra una macchina presso l'ultimo negozio che separa la grande, magnifica ma desolata terra della Patagonia dalla civiltà calpestata e dominata dal passo umano  Timoroso di percorrere oltre 300 chilometri da solo, dovendo affrontare incognite metereologiche ed eventuali inconvenienti alla sua automobile, domanda al capofamiglia se costoro accettano che egli possa seguirli con la sua macchina, come fossero una piccola carovana. La famiglia, veniamo a sapere, si sta trasferendo non lontano da Buenos Aires, dove ha da poco ereditato un bell'albergo immerso nei boschi da rimettere a nuovo per ricominciare l'attività.  Tre figli e una moglie incinta di due gemelli, come il medico stesso diagnostica con illuminata precisione: ma tra tutti, dal primo momento dell'incontro, la creatura di suo vero, pressante, quasi morboso interesse è Lilith, piccola dodicenne racchiusa in un corpo che sembra non voler crescere o reagire agli stimoli di una pubertà che nei compagni, che non mancano occasione per deriderla crudelmente, è già esplosa a tempo. Per questo il medico convince la coppia - madre persuasa, padre molto meno - a sottoporla a trattamenti particolari a base di ormoni. Un percorso medico da lui stesso ideato e che a suo avviso ha procurato notevoli successi in Germania. Pure lo spettatore che non sa nulla (io sono andato nella mia solita sala francese - come faccio deliberatamente con i film inediti da noi come questo - senza sapere nulla della storia per non farmi influenzare, per potermi stupire, meravigliare qualora la pellicola sia in grado di procurarmi tali emozioni) comincia presto ad intuire che il comportamento del pur esperto e scrupoloso medico, cela qualcosa di morboso che va oltre il desiderio di varcare i misteri e le incognite di una scienza mai perfettamente nota e sicura come è in effetti la medicina. Pure il capofamiglia nutre seri dubbi, soprattutto quando la cura procura alla bambina delle reazioni cutanee e febbrili vistosamente preoccupanti, e nonostante il medico cerchi biecamente ma con una certa maniacale coerenza di ingraziarsi l'uomo finanziando la produzione di bambole di caucciù che egli per hobby costruisce per il piacere della figlia. Non svelo alcun mistero - per chi sceglie invece giustamente di leggere trama ed approfondimenti -rivelando che scoprire che la figura del medico scrupoloso cela alle sue spalle uno dei più perversi e tenaci criminali nazisti mai esistiti, costituisce il percorso più coerente e logico per come si dipana la vicenda. Una efficace ricostruzione d'epoca ed un paesaggio lussureggiante proprio perché aspro e desolato (che e' molto di piu'  che una affasciante coreografia o cornice) costituiscono due valori in più ad un film (presente a Cannes 2013 al "Certain regard") ben congeniato che riflette sulle paure e le follie premeditate, quasi scientifiche, a cui è arrivato l'uomo quando ha lasciato da parte la coscienza, il buon senso, il rispetto per i diritti e le diversita' legittime altrui, per rifugiarsi solo sull'intelletto, il cinismo, l'istinto di sopravvivenza e sopraffazione nei confronti dei diversi, in nome di una super razza che avrebbe tenuto fuori e reso eliminabili tutti coloro che non potessero uniformarsi od appartenere alla specie prescelta.

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