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Redemption - Identità nascoste

Regia di Steven Knight vedi scheda film

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La recensione su Redemption - Identità nascoste

di alan smithee
7 stelle

Che regista questo Steven Knight! Chi come me ha avuto la fortuna di assistere all'anteprima veneziana (incomprensibilmente fuori concorso) del suo precedente (ma di poco) teso ed incalzante "Locke" con "l'one-man show" emozionante di Tom Hardy, non si stupirà più di tanto nel riscontrare in questa sua opera seconda l'intensità proveniente dalla prova più matura sino ad oggi riscontrabile nella carriera molto muscolare (e un pò troppo poco introspettiva o costruita su sfumature espressive) di un Jason Statham ancora una volta uomo d'azione, ma anche e finalmente attore di spessore: eroe di guerra sopravvissuto ad una rappresaglia, ma con una vendetta tremenda da tenere nascosta come una ferita che non si rimargina, lo ritroviamo ora barbone in una Londra degli accattoni e dei derelitti, in fuga dalla barbarie di altri emarginati. Il destino gli riserva una sistemazione di fortuna (ma decisamente fortunata) in un appartamento lussuoso lasciato vuoto per un pò di tempo dal suo eccentrico proprietario. Tornato in possesso dei suoi connotati fisici  di uomo civile, mentre indaga sulla scomparsa della sua compagna indigente, perduta nella fuga concitata che lo ha portato nella sua nuova dimora, Joey viene in contatto con Cristina, giovane suora di origini polacche che, come lui, nasconde tra le pieghe della propria coscienza, un fatto di sangue che è stato l'epilogo più efficacemente definitivo di un dramma intimo e personale che ha devastato la sua infanzia di adolescente.
Una coppia impossibile, cosciente di avere il tempo contato a disposizione, sufficiente tuttavia per vivere una intensa, breve ma sincera storia di passione fatta più che di sesso e appagamento, di comprensione reciproca che si trasforma in stima e solidarietà, prima che la vita li riporti ognuno al proprio destino: quello di concreto solidale conforto dei più deboli per la donna, quello di animale braccato per l'uomo, guerriero solitario, a suo modo onesto, solo e disperato, in grado nonostante tutto di sistemare ogni piega che incrina e deforma la propria coscienza di eroe imperfetto ed incompreso, e per questo braccato e preso di mira.
Un film intenso che colpisce per la solida scrittura e la tenuta di una sceneggiatura che , come in Locke, è il vero punto di forza del prodotto, il carattere più solido di un prodotto diretto prima di tutto da un uomo che sa scrivere per il cinema ed ha alle spalle la responsabilità di strutture perfette di opere "definitive" per autori in stato di grazia (La promessa dell'assassino di Cronemberg è sufficiente a rendere l'idea). Tutto ciò si abbina con coerenza alla buona resa dei due protagonisti: un Jason Statham che come accennato sopra appare rinato, pur non rinnegando lo schema dell'eroe problematico cui ha spesso dato il volto ed incarnato in tanti action movie, e una Agata Buzek esile ma determinata, fragile ma potente, nel complesso davvero convincente e volto da tenere d'occhio.

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