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Maleficent

Regia di Robert Stromberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Maleficent

di Lina
8 stelle

Rivisitazione alquanto melodrammatica della fiaba de’ “La bella addormentata del bosco” in cui si avverte un certo femminismo di fondo e che incentrata più che altro e ad ispirazione piuttosto libera sulla figura di Malefica, si mantiene sempre in perfetto equilibrio tra fantasy e dramma, anche se deve molto all’ottima interpretazione di Angelina Jolie, fulcro carismatico dell’intera pellicola (di cui ne è anche produttrice esecutiva) che devo esser sincera, non avevo mai visto recitare così bene prima d’ora! Nei ruoli sentimentali non mi convinceva mai perché il pathos che trasmetteva era sempre minimo, ma questa volta ha superato se stessa riuscendo a toccare nel profondo (la scena in cui si risveglia e scopre scoppiando a piangere incredula e disperata che l’uomo che amava e di cui si fidava le aveva tagliato le ali, suscita davvero pietà ed amarezza) con un’interpretazione intensa ed ineccepibile.

 

In questo caso il personaggio di Malefica, è stato molto ben reinventato poiché nella sua dualità – dovuta ad una purezza d’animo concomitante ad un fascino dark e ad un carattere molto sensibile concomitante a delle sfumature vendicative all’occorrenza – risulta assai magnetico ed ipnotico. E’ lei che in qualità di vera protagonista, fa il bello ed il cattivo tempo della storia quando prima scaglia una maledizione su Aurora e poi se ne pente affezionandosi a lei quasi come se ne fosse la madre.

 

Il film parte molto bene, con un’adeguata introduzione sui personaggi e sulla storia, che risulta essere più che altro una sorta di prequel della fiaba originale della bella addormentata, ma la vera protagonista è Malefica naturalmente e non la principessa Aurora, che invece ha un ruolo secondario. Tutto è vissuto attraverso l’esperienza ed il punto di vista di questa fata protettrice della Brughiera che durante la sua prima giovinezza s’innamora ricambiata da Stefano che anni dopo sale sul trono del regno come premio ottenuto dal re precedente Enrico, per avergli servito su un piatto d’argento le possenti ali di Malefica che desiderava avere per privarla della metà della sua potenza e vederla così fuori dai giochi in modo da poter assoggettare la Brughiera a cui agognava da tempo.

 

Vendendo quello che provava per lei per una sorta di smania di potere quindi Stefano la fa soffrire profondamente, ma la fa anche incattivire al punto tale da spingerla a vendicarsi di lui con una maledizione che lancerà su sua figlia Aurora. Dunque, questa variazione della fiaba è parzialmente fedele all’originale, ma solo parzialmente poiché introduce situazioni nuove puntando su tematiche malinconiche alle quali però non manca quel tocco magico e fantastico che le rende avvincenti ed entusiasmanti.

 

La narrazione è piacevole ed il film è spettacolare soprattutto a livello visivo poiché offre una serie di paesaggi pirotecnici mozzafiato, riprese strategicamente incantevoli attraverso le quali la telecamera sembra talvolta volare, scenografie e costumi d’effetto (davvero molto simili a quelli del film d'animazione del 1959 e che sembrano però anche tipici del cinema di Tim Burton che era stata anche la prima scelta come regista, anche se in seguito lui rifiutò a causa dei suoi tanti impegni) ed effetti speciali straordinari che da soli già valgono la metà del prezzo del biglietto (in particolare meritano i fuocherelli fatui lanciati dalle magiche dita di Malefica e gli aloni verdi che la circondano ogni qual volta sembra infervorarsi di rabbia, senza contare l’impeccabile riproduzione a dimensione d’elfo delle tre fatine – Fiorina, Giuggiola e Verdella – alle quali era stato affidato il compito di proteggere ed allevare Aurora). L’unico neo però è dovuto al fatto che la trama essendo assai impegnata ad illustrare in ogni sua sfaccettatura il personaggio di Malefica, non riesce ad approfondire bene gli altri protagonisti – ad eccezione di Fosco, l’amico corvo di Malefica al quale lei spesso concede di assumere sembianze umane e alla cui storia viene dedicata un interessante e dignitoso backstage introduttivo – i quali, seppur ben caratterizzati, appaiono marginali e poco efficaci. Così il re Stefano risulta noioso ed antipatico (ed il suo rapporto con Malefica rimane irrisolto fino alla fine), le tre fatine pur essendo caratterialmente simili a quelle della versione animata disneyana, non risultano altrettanto divertenti e si vedono poco e niente ed Aurora in confronto a quella della versione disneyana sempre, è molto differente – e non solo fisicamente. Dotata infatti di un’“acerba” leggiadrìa, risulta essere un po’ troppo sempliciotta e stucchevole e poi sembra che la sua unica, vera funzione nella trama sia quella di concedere ancora più valore e significato al personaggio di Malefica poiché hanno entrambe, con sorpresa degli spettatori, un rapporto di profondo affetto simile ad un legame madre-figlia. E sempre con sorpresa degli spettatori, sarà proprio Malefica ad annullare il maleficio da lei stessa lanciato sulla principessa, dandole il bacio del vero amore – materno in questo caso – declassando quindi il ruolo del principe Filippo qui ridotto a poco più di una comparsa forse pure inutile e giocata in maniera piuttosto insipida e ridicola. La scena in cui fallisce dal risvegliare Aurora col suo bacio ad esempio, sarebbe stata proprio da evitare, mentre la tipologia dell’happy-ending prescelto, non si rivela del tutto soddisfacente. Lascia con molte perplessità ed appare irrisolto da diversi punti di vista nonostante le bellissime scene finali di Malefica che mentre "decanta" un monologo quasi epico, si libra felice sotto il cielo della Brughiera dopo aver finalmente ripreso possesso delle sue ali.

 

Forse con una mezz’ora in più da dedicare ai mancati approfondimenti, si sarebbero potuti ottenere risultati migliori, ma in ogni caso, come film ha per la maggior parte punti in suo favore. Infatti, nonostante qualche difetto e carenza qua e là, riesce ad intrattenere e ad affascinare grazie alla profondità posseduta dagli argomenti che affronta e che mescola garbatamente in uno stesso scenario: l’amore vero, l’altruismo, la difesa dei soggetti deboli, la libertà, il perdono, il pentimento ed il riscatto.

Da vedere se il genere piace.

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