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Elysium

Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film

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La recensione su Elysium

di GIANNISV66
8 stelle

Terra, anno 2154: il pianeta è ormai diventato un luogo invivibile, una gigantesca baraccopoli dove torme di poveracci vagano impegnati nella lotta per la sopravvivenza.
La differenza tra chi cerca di sbarcare il lunario con un lavoro onesto e chi lo fa sguazzando nella criminalità è praticamente inesistente, l'umanità vive in condizioni tremende, controllata da un corpo di polizia di automi.
Naturalmente non è così per tutti, esiste infatti una casta di privilegiati, un ceto aristocratico che vive nel lusso e nell'agiatezza sulla pelle di milioni di reietti, padroni di aziende in cui la forza lavoro è impiegata in condizioni disumane.
Questi parassiti miliardari non vivono sul pianeta, anzi se ne tengono alla larga più che possono, la loro residenza è una sontuosa stazione orbitante, Elysium, impegnati a trascorrere le loro giornate in splendide ville immerse nel verde di giardini, immuni da qualunque malattia dato che le loro abitazioni sono dotate di capsule in grado di curare qualunque patologia.
Siamo dunque in un contesto di fantascienza dalla forte connotazione sociologica, da questo punto di vista il regista Neill Blomkamp si mantiene fedele alla propria visione di base, già esplicitata in maniera compiuta nel suo precedente District 9.
La fedeltà è però parziale e di fatto sta solo nei presupposti.
Nella sua precedente pellicola, il regista di origine sudafricana aveva picchiato duro sul tasto della politica, la storia degli alieni capitati per caso sul nostro pianeta, reietti e mal sopportati, sfruttati da malfattori (umani) di ogni sorta che ne facevano oggetto dei loro traffici loschi, e segregati in uno squallido ghetto, era l'evidente metafora dell'apartheid (non solo sudafricano ma di ogni continente).
Si parlava di alieni (brutti come da tradizione, ma assolutamente innocui e ben lungi dal volerci conquistare, e visto il trattamento loro riservato sicuramente ben contenti di starsene lontano dall'umanità) per affrontare temi scabrosi di sopraffazione e negazione dei diritti.
Qui Blomkamp in un certo fa il salto verso un prodotto indirizzato a un pubblico più ampio, come detto non nega la sua filosofia di base ma dà alla sua storia una connotazione più dinamica, strizzando l'occhio agli action-movie e imbastendo una vicenda ricca di movimento, violenza, sparatorie e rese dei conti.
Ne perde indubbiamente la profondità della narrazione, in particolare le implicazioni socio-politiche che erano alla base del sopra citato District 9 qui sembrano limitarsi alla scena in cui tre astronavi cariche di clandestini cercano di sbarcare sul paradiso artificiale altrimenti negato, e soprattutto nelle immagini della madre disperata che cerca di curare la figlia gravemente ammalata, tuttavia ne guadagna il risultato finale facendo di questo Elysium un buon film di fantascienza avventurosa.

E come in ogni storia ambientata in una società basata sull'ingiustizia sociale, alla fine fine arriva il vendicatore degli ultimi: Max Da Costa, un iper-muscolare Matt Damon (bravo però a rendere la sofferenza del protagonista, che non è un eroe ma un disperato spinto da un destino tragico che lo vuole morto in pochi giorni a causa di una dose letale di radiazioni), ostacolato nella sua lotta da uno squallido agente pseudo-governativo, Kruger (Sharlto Copley, che in District 9 ricopriva il grottesco ruolo del protagonista, eccellente nei panni del villain), uomo di fiducia della ambiziosa e cattivissima direttrice della sicurezza della stazione orbitante (Jodie Foster, piuttosto svogliata e poco espressiva, decisamente la meno brava del cast). 
Blomkamp dimostra di saper narrare la sua storia con il giusto piglio e di saper tenere in scacco lo spettatore.
Sarebbe ingiusto giudicare male questo Elysium paramentrandolo al suo predecessore, ingiusto perché si tratta di due pellicole molto diverse. E'evidente che il regista ha voluto dare un taglio diverso a questa suo ultimo lavoro, e lo ha fatto cercando comunque di mantenere una certa coerenza con il suo film precedente.
Chi voleva un'altra opera dal forte impegno sociale inevitabilmente rimarrà deluso, ma chi ama una certa fantascienza avventurosa non priva però di un sottotesto fatto di richiami alla capacità, straordinaria e devastante, della razza umana di creare situazioni di sopraffazione e iniquità sociale, resterà soddisfatto.
 

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