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Elysium

Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film

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La recensione su Elysium

di ROTOTOM
2 stelle

Reduce dalla visione di Oblivion prima, After Earth poi, e ora questo Elysium, sono definitivamente convinto che Hollywood debba smettere di produrre film di fantascienza.

Le aspettative erano alte, District 9 del regista sudafricano Neill Blomkamp era stato un fulmine a ciel sereno in quanto a novità e intelligenza. Una fantascienza distopica modellata sulla segregazione razziale.
Questo Elysium precipita nella trita banalità della distopia creativa hollywoodiana, quella che nonostante esempi di tutto rilievo riguardanti la fantascienza autoriale come Moon, Non lasciarmi, Womb e ci mettiamo anche Looper,  continua a imbastire storia sulla carta potenzialmente attraenti ma sviluppate con la faciloneria narrativa e i trucchetti di sceneggiatura di milioni di film simili , politicamente corretti, esplicativi, retorici, buonisti , risultando conforme alle aspettative di un occhio non attento, e quindi ratificando la caratteristica accondiscendente dei blockbuster, ma irritante a chi il cinema di fantascienza lo conosce discretamente bene. Se il cinema della fantascienza pone domande sul futuro spostando lo sguardo oltre il presente e trasportando con sé le conseguenze etiche e morali del rapporto dell’uomo con la tecnologia, il film di Blomkamp rimane ancorato pesantemente ad un’idea di fantascienza che fa di questi quesiti il pretesto per mostrare i muscoli produttivi e dare risposte con la supponenza yankee di chi considera il popolino (leggi spettatori) come servi di un’ ideologia di massa che non offre altro che la propria morale, senza possibilità di scelta.

Il totale fallimento di Elysium sta appunto nella prevedibilità sciatta dei suoi meccanismi narrativi – è mai possibile che ancora , nel 2013 ci possa essere ancora il display con il conto alla rovescia? - , personaggi tagliati con la sega a motore che incontrano puntualmente (puntuale per scansione di sceneggiatura) la giusta catarsi, sciocchezze incomprensibili come un esoscheletro potenziante innestato con viti nelle ossa e collegato al sistema nervoso centrale ma posto SOPRA la maglietta lurida che il protagonista indossa per tutta l’avventura…… e così via di sciocchezza in banalità.

Elysium sulla carta è una buona idea che si aggancia al filone della società distopica divisa in classi sociali in lotta fra loro. Sulla terra ancora una volta è l’estetica da suburbia da megalopoli già sfruttata per District 9 nel quale la società è in piena regressione ma convive  con elementi fantascentifici divenuti di uso comune, il tutto pocciato in un luridume da classico film post atomico. Su Elysium, una nave spaziale in orbita intorno al pianeta, i ricchi se la spassano, godono, giocano a golf, in ambienti puliti e asettici.

La fantascienza contaminata delle problematiche sociali che tutti conosciamo dovrebbe agganciare l’attenzione dello spettatore riguardo un futuro che inizia proprio qui, ora, con quelle problematiche ancora in embrione. Leggi: il diritto di cure mediche per tutti (nodo inestricabile della politica USA); l’immigrazione clandestina vista come terra promessa dai fuggiaschi, come invasione dagli ospitanti; la parità sociale; la violenza diffusa e l’ottusa  repressione para militare della polizia. Nella scrittura c’è la mano di Blomkamp, che sceneggia con le migliori intenzioni ma il risultato è un vademecum del moralismo populista da chiacchiere da bar montate su un carrozzone di improbabile futuribilità

Piove, governo ladro. Livellamento sociale e distruzione (fisica) di tutta la classe dirigente, è il sogno di qualsiasi esodato e il film si presta molto a scendere al livello di populismo reazionario, lo fa con partecipata virulenza, ricattando lo spettatore con l’immolazione cristologica dell’eroe ad un finale in ralenty di un evocativo flashback che non si vedeva dai film romantici anni 80.

Il protagonista è Matt Damon, super palestrato in CGA, e per questo credo sia stato necessario infilargli la maglietta sotto l’esoscheletro. Costa di più ricostruire la tartaruga addominale del divo che far volare un’astronave. L’antagonista è una spigolosa Jodie Foster. Poi una serie di comprimari che fanno le facce e hanno la solita recitazione esagitata dei film che vogliono a tutti i costi mettere in scena il classico personaggio del cattivo amorale e laido . Il problema è Hollywood. Le regole ferree dell’intrattenimento di massa prevede che si banalizzino i concetti tecnologici in una visione altamente esplicativa, guidata fino alla pedanteria, lacrimevole nella diegesi dell’immancabile storia d’amore e tronfia di trionfalismo politicamente corretto che – guarda caso – nella realtà non esiste. I meccanismi del potere vengono banalizzati e di conseguenza risolti in una pagina di sceneggiatura, ciò che non succederà mai nella società contemporanea dell’inciucio, delle connivenze, del doppiogiochismo. Se la fantascienza dovrebbe fornire domande sull’etica e la morale della contemporaneità stimolando un pensiero critico germinale di un’intima presa di coscienza in grado , forse, di mettere in guardia sul futuro,  la fantascienza mainstream fa esattamente il contrario: fornisce risposte a domande preconfezionate, così che lo spettacolo rimanga lì, fine a se stesso, rassicurante e conservatore dello status esistente. Per questo credo che Hollywood dovrebbe smetterla di fare film di fantascienza. Per questo credo che non sarà così.

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