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L'arbitro

Regia di Paolo Zucca vedi scheda film

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La recensione su L'arbitro

di VictorVenturelli
7 stelle

Fermezza. Concentrazione. Occhi vigili che non devono lasciarsi sfuggire nulla. Imparzialità.
Questo il lavoro dell’arbitro, estraniato dai giudizi esterni, lontano da ogni tipo di contagio mentale.
Ma è proprio così? Quanto può essere ricattabile una decisione? Quanto può valere un fischio piuttosto che un’altro?
Dal suo cortometraggio vincitore nel 2009 dei David di Donatello il regista Paolo Zucca ricava una pellicola che molto sa di critica ad una struttura e ad un mondo, quello arbitrale e calcistico, troppo spesso viziati dalla corruzione e dal decadimento dei valori di integrità morale che dovrebbero regolare l’alta dirigenza sportiva.
Da una parte l’arbitro Cruciani in ascesa, da semplice giudice di gara in campionati minori a possibile arbitro di una finale europea tanto sperata; dall’altra una squadra sarda di terza categoria, l’Atletico Pabarile, che vede nel giocatore argentino Matzutzi una possibile rampa di lancio verso un successo che manca da troppo tempo.
Un film che vede il suo sviluppo in diversi piani di lettura e punti di vista che evidenziano un rapporto col mondo calcistico differente a seconda di chi il calcio lo vive come passione e chi invece cerca di ricavarne sempre qualche risvolto economico maggiore.
Un’atmosfera quasi surreale e capace, attraverso un uso mai banale del bianco e nero e alla scelta di sequenze e ritmi dettati da una colonna sonora ritagliata a pennello, di rievocare i noti western di Sergio Leone, da cui vengono ripresi anche giochi di sguardi profondi e la presenza di figure caricaturali che evidenziano due realtà diverse.
Una serrata contrapposizione sociale vedrà così il proprio crescendo nel film: quella tra una piccola realtà agricola di un paesino provinciale, che vive in condizioni di arretratezza ma che risulta essere depositario di antiche tradizioni e faide (che troveranno riscontro sul campo di calcio) e la realtà economica dei potenti, immersi in un continuo gioco di scambi dove vige la legge di chi è disposto a pagare di più.
Molto raffinato il modo in cui ci viene presentata la vita popolare intorno al mondo del pallone; tifi più o meno agguerriti, sogni di gloria sopiti dal povero contesto in cui ci si trova ma una grande passione: il calcio, capace di regolare persino la vita quotidiana e sentimentale della comunità.
Zucca ci mette di fronte ad una scelta facendoci indossare anche i panni dell’arbitro Cruciani (interpretato da un pregevole Stefano Accorsi, visto in Saturno contro di Ferzan Ozpetek o nel film Baciami Ancora di Gabriele Muccino); intaccare il regolamento pur di avere un guadagno personale oppure salvaguardarlo e rischiare di perdere ogni possibile aspirazione ad un salto di carriera?
Una pellicola che, per quanto si ponga un nobile scopo, e quindi criticare ogni tipo di abuso sociale ed economico nel mondo calcistico, è incapace di raggiungere un pubblico ampio se non, e forse volutamente, solo quello italiano (numerose le parti recitate in dialetto sardo).
C’è comunque da chiedersi, data la questione sempre attuale, quanti film di denuncia come questo saranno necessari per far comprendere al meglio le contraddizioni molto spesso palesi (e comunque ignorate) di un sistema come quello calcistico?

 

scritto da Victor Venturelli

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