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L'arbitro

Regia di Paolo Zucca vedi scheda film

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La recensione su L'arbitro

di barabbovich
2 stelle

Nella terza categoria dei semiprofessionisti del calcio sardo, quella tra l'Atletico Pabarile, armata Brancaleone che è un'autentica corte dei miracoli, e la Montecrastu, capitanata da un temibile proprietario terriero, è una rivalità antica che si risolve da tempo con la vittoria dei secondi sui primi. Ma il ritorno dall'Argentina di Matzutzi (Cullin) cambierà gli equilibri in campo. Ad arbitrare la partita decisiva sarà un ambizioso arbitro (un Accorsi accorto a pose sempre molto plastiche) che viene degradato nelle serie minori dopo una vicenda di corruzione.
Storie di pastorizia e faide secolari, facce che farebbero sembrare normali quelle della Cinico TV di Ciprì e Maresco e un bianco nero assai levigato: è questo il kit col quale si presenta l'esordiente Paolo Zucca al pubblico cinematografico, gonfiando quello che fu il corto che gli valse il Davide di Donatello nell'apposita sezione. Il lungo, invece, è una miscela debordante di ambizione malriposta, scarti narrativi impossibili, un registro grottesco che non riesce mai a graffiare: tutto al servizio di un'opera soporifera, tra il surreale e il grottesco. Titolo per titolo, meglio andarsi a rivedere il Buzzancone del film dall'identico titolo che, quarant'anni prima, fu diretto da Luigi Filippo D'Amico, capolavoro trash al quale, nella colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis, prese parte nientepopodimeno che Giorgione Chinaglia.

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