Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
La buona, buonissima notizia, è che Zemeckis è tornato a quel tipo di cinema 'vero' che tanto avevamo amato negli anni '80 e '90. La cattiva notizia è che non riesce qui ad esimersi da un finale hollywoodiano stracarico di retorica indegno di un cineasta del suo calibro.
“Flight” segna il ritorno di Robert Zemeckis, gallina dalle uova d'oro negli anni '80 e '90, a un tipo di cinema a lui (e a noi) più noto e digeribile dopo oltre una decade di riverenze all'effetto speciale fine a se stesso. Il film parte con l'acceleratore a tavoletta: due pennellate per descrivere il personaggio interpretato (alla grande) da Denzel Washington e poi un volo spettacolare e adrenalinico da cui risulta evidente che un maestro non può perdere la mano. E poi ancora giù forte con la convalescenza e soprattutto con il viaggio all'interno dell'alcolismo del protagonista. Tutto benissimo -subplots e personaggi secondari inclusi- fino a dieci minuti dal termine quando, fedele ai dettami della becera tradizione della Hollywood più commerciale, Zemeckis e lo sceneggiatore John Gatins mettono in bocca al povero Washington un pistolotto carico di retorica e valori americani da supermercato che ci accompagna -allibiti- fino al 'the end'. Peccato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta