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Flight

Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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La recensione su Flight

di LAMPUR
8 stelle

Dai, dite la verità.. salireste come passeggeri su un aereo, sapendo che il pilota che si appresta al decollo è appena uscito dal letto di una delle hostess, ubriaco, fumato e rimesso in sesto da una “sana” pippata di coca?

Io sinceramente no.

Ma ho fatto un apparentemente “insano” tifo a favore di Whip per l'intera durata del film.

Come mai allora?

Whip salva con una manovra genialmente assurda quasi tutti passeggeri del velivolo che un guasto meccanico (in seguito rilevato) stava portando a morte sicura, ed il dubbio che ci attanaglia è: se non fosse stato in sovreccitazione da alcool e ringalluzzito di droga, avrebbe scovato risorse inesplorate alle quali far ricorso in un momento di disperazione assoluta?

Probabilmente no, ma è anche vero che un aereo si trova una volta su un milione nella necessità di dover fare appello a botte di genio e sangue “alterato” per compiere un quasi miracolo, e che nella stramaggioranza ordinaria degli altri casi è preferibile che a guidare l'aereomobile sia un posato, saggio ed equilibrato pilota senza troppi grilli per la testa.

E Zemeckis ci mette con le spalle al muro, pur facendo appello a tutto l'inventario melodrammatico disponibile ma senza tuttavia entrare nei profondi perché di un matrimonio fallito, di un'incapacità di relazionarsi con l'altro sesso, di uno spiccato ego che lo auto assolve di continuo; vuole soprattutto sfidarci, concedendo pochissime frecce al nostro arco, per vedere quanto possiamo legare con l'eroe “negativo”, quanto possiamo fregarcene del perbenismo e dell'ipocrisia della quale sembrano rivestiti tutti i personaggi che tentano di risolvere il “casino del pilota ubriaco che salva 96 vite umane”, quanto riconoscerci nel Denzel che urla “io bevo per scelta”, la mia vita è andata a ramengo perché bevo, non il contrario, grida alla ragazza che potrebbe rappresentare un futuro quasi “in linea” ed è sempre per scelta che fa terra bruciata attorno.

Tranne che per quei personaggi borderline, molto déjà vu ma perfettamente funzionali alla causa, ovvio il riferimento a quel fracassone di John Goodman in una parte che, ammetto, avrei visto a pennello per Zach Galifianakis.

E' questo contrasto marcato che rende splendida la pellicola, che ci porta fuori dal regno ovattato del cinema e di quel meccanismo perverso che risponde al nome di sospensione dell'incredulità.

Qui è tremendamente possibile quello che accade e noi siamo chiamati direttamente in causa a prendere una posizione (scomoda comunque).

Forse il finale che tenta di salvare capra e cavoli mi è piaciuto fino ad un certo punto. Ci hai messo alla prova Robert? Sfrucugliaci fino alla fine allora... dimostraci che sappiamo tirare la corda oltre le convenzioni.

Io, comunque, una dose di coca ben custodita nel cruscotto di ogni aereo la prescriverei da Regolamento:

sniffare solo in caso di pericolo estremo.

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