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Flight

Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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La recensione su Flight

di barabbovich
6 stelle

Con Flight, Zemeckis riparte da dove ci aveva lasciato col suo ultimo film "normale" (i tre precedenti - Polar express, La leggenda di Beowulf e A Christmas carol - erano stati tutti girati in motion capture), cioè da un disastro aereo. E da una grande solitudine. Là, in Cast away, Tom Hanks si ritrovava da solo in un'isola deserta. Qui, Denzel Washington, chiamato a un ruolo vicinissimo a quello che già ebbe in Unstoppable, è costretto a un corpo a corpo con i suoi fantasmi, una dipendenza dall'alcol che non lo abbandona. E già qui si dovrebbe capire quanto déjà vù ci sia in questo film, che recupera anche il tema della solidarietà tra disperati di Noi due sconosciuti e i paradossi dell'eroismo di Fearless. Già, perché Whip Whitaker (Washington), comandante del volo in rotta verso Atlanta, arriva in aereo ubriaco. La tempesta che si abbatte sul velivolo e l'usura del mezzo non sono dalla sua parte, ma nonostante ciò, con una manovra miracolosa, riesce a compiere un atterraggio di fortuna che limiterà enormemente le perdite umane. Salutato inizialmente come un eroe nazionale, nella battaglia legale che si scatena tra compagnie assicurative e aeree, Whip rischia comunque di fare la parte del capro espiatorio. La relazione a intermittenza con una tossicodipendente (Reilly) non lo aiuta a tirarsi fuori dai suoi problemi.
Il preludio e la prima mezz'ora, quella da disaster movie in cui si concretizza la sciagura, sono i tempi migliori di un film che passa dai toni intimisti della seconda parte alla retorica della redenzione del finale: sbrodolamenti eccessivi, patchwork tra diversi altri film che non dice nulla di nuovo e sottofinale con tanto di melodramma giudiziario non bilanciano il consueto mestiere del regista, che dopo Contact non aveva più sbagliato un film.   

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