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Tutto tutto niente niente

Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film

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La recensione su Tutto tutto niente niente

di Gangs 87
2 stelle

Cetto Laqualunque, sindaco di Marina di Sopra, finisce in galera, chissà perché! Quando la maggioranza in parlamento viene minacciata dalla mancanza di tre membri, il Sottosegretario decide di chiamarlo a rapporto, insieme a Frengo Stoppato, spacciatore e fumatore incallito, e a Rodolfo Villaretto un lombardo-veneto dissidente che commercia migranti clandestini.

 

Questo secondo capitolo che vede protagonista, anche se solo in parte, Cetto Laqualunque è l’ennesima dimostrazione che traslare i personaggi televisivi sullo schermo cinematografico porta al sicuro fallimento. Per rimpinzare la pellicola dalla sceneggiatura evidentemente non pervenuta, di personaggi e situazioni chiaramente esaurite con il primo film, Antonio Albanese diventa uno e trino e veste i panni dei tre personaggi sopra citati, con scarsi risultati ilari e molti sbadigli. Albanese sembra frenare il suo modo di recitare, limitandosi ad esibire personaggi esagerati che invece di divertire esasperano.

 

Frengo Stoppato è l’esempio degli esempi. Personaggio televisivo validissimo, che funziona come pochi negli sketch dai tempi ridotti e che invece toppa inesorabilmente se prestato ai tempi lunghi del cinema. Non è la prima volta che accade e tantomeno sarà l’ultima ma, durante la visione della pellicola non so se era maggiore il dispiacere per la caduta di stile di Albanese o l’arrabbiatura per l’ostinazione a voler continuare lo sfruttamento di personaggi che per il ruolo che intendono ricoprire hanno, per forza di cose, vita breve. Lo stesso Cetto Laqualunque per avere qualcosa da dire, ancora, finisce per snaturarsi pur restando comunque, dei tre, sicuramente il più interessante e a suo modo divertente.

 

C’è davvero poco altro da dire su questo film di Giulio Manfredonia che si prende il fardello di provare a dirigere la triplicata comicità di Albanese, che invece finisce per essere qui quasi mai brillante, forse perché sovraccaricata di un macchiettismo nazional-popolare che, alla lunga, se insistito, stanca ed ottiene l’effetto contrario: invece di divertire, annoia.

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