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Bling Ring

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su Bling Ring

di EightAndHalf
7 stelle

Bling Ring di Sofia Coppola va apprezzato quanto o più di Somewhere per ciò che non è, per la resa di quel "sonno esistenziale" che già la figlia d'arte Sofia aveva evocato fin dalle Vergini suicide. Non è un film che prende posizione, né una da adulta e moralista né una giovanile e che si fa "tentare" dallo sballo dei protagonisti; risulta distaccata e quasi fredda, cronachistica, una scelta in linea con il tono da inchiesta (di Vanity Fair!) e che si fa espressione di questo senso di vuoto, di questa assenza che il film della Coppola, senza esaltazioni né spettacolarizzazioni, riesce a rendere. Non è un film sull'adolescenza: i protagonisti avrebbero anche potuto essere adulti, ma la scelta di questa fascia di età è dovuta all'interesse di rimanere fedeli, nell'analisi, ad una modernità triste e esplicitamente svuotata. Non è una semplice critica a un mondo, o a un'ossessione, ma prende la fama e il divismo come mezzi di espressione più profondi di assenze incolmabili e tutte figlie della modernità. Non annoia lo spettatore, benché metta in scena una voluta ridondanza in cui si ritorna a falsi miti e a falsi obbiettivi. Non è un film banale, ma che tratta di tematiche banali. La musica è ancora fenomenale, stravolge i canoni hollywoodiani e stordisce come aveva fatto in Marie Antoinette; la regia non sembra voler dire più nulla, rassegnata all'idea di una diffusa disumanizzazione, da cui va escluso il protagonista Marc (non per questo più innocente delle altre protagoniste), e in questo modo la Coppola evita generalizzazioni. Da certe scene scoppietta un'ironia assai cruda e tagliente, e non c'è certo la voglia semplice e risibile di mettere alla berlina miti giovanili (Emma Watson si scorda di Hermione, ed è irresistibile), anche se avrebbe potuto essere funzionale ad altro. Non c'è niente, dietro Bling Ring, solo giovani individui che rubano dalle case delle star, e che cercano nella fama di riempire un vuoto che, oggettivamente, non sarebbe riempibile. Se fosse stato un film moralista, la fama (ottenuta alla fine a qualunque costo) non avrebbe soddisfatto le protagoniste: in questo caso l'umanità, implicitamente rassegnata, se la fa bastare. Dopotutto, è un film sulla fine della felicità. E Sofia Coppola non può farci niente. L'impotenza dell'arte, e la sua grande umiltà. Che poi il trailer l'abbiano spacciato per un film "giovane", è un altro discorso.

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