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I picari

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su I picari

di OGM
8 stelle

Miscelando i variopinti tasselli dell'affresco storico con le schegge di una rozza e ruspante vitalità, Monicelli confeziona un ruvido mosaico intorno alle vicissitudini di una coppia di poveracci nella Spagna del XVI secolo. La protagonista incontrastata della storia è la miseria, a cui i due picari cercano di rimediare con il loro piglio furbesco e un fantasioso spirito di iniziativa. Un film accattivante, sia pur di fattura palesemente grossolana, che ha il merito di farci riscoprire la millenaria arte del buffo. Questa arte non ha nulla a che spartire con la comicità, costruita a tavolino, delle gag umoristiche ad effetto, ma è, invece, una indefinibile coloritura del personaggio, una specie di brillante goffaggine che emerge dall'atteggiamento complessivo, nei gesti, negli sguardi, nel modo di parlare e di reagire ai casi della vita, adattandosi ad ogni situazione e ad ogni stato d'animo. Giancarlo Giannini è il gagliardo interprete di questa maniera intelligente e salvifica di giocare con le circostanze e le emozioni, di convertire il pianto in riso e la rabbia in scaltrezza - o viceversa - un po' come la fortuna si diverte ad ingannare lui e il suo compare, lusingandoli ed attirandoli a sé, per poi, repentinamente, volgere in sventura. È questo il crudele sollazzo del destino a cui si riferisce il motto "la vita è balocco". È pur vero che la sceneggiatura, a tratti, appare improvvisata e, talvolta, la regia sembra voler lasciare un po' troppo al caso. E, d'altro canto, se il film è straripante di idee, ciò va a discapito della compattezza del tessuto narrativo, che si sfalda e si sfilaccia in tutte le direzioni. Inoltre, l'impetuoso susseguirsi di trovate, insieme ai continui cambi di scenario, provoca un effetto fiume che non giova all'efficacia del racconto. Questi, tuttavia, sono rilievi di natura puramente tecnica, riguardano imperfezioni della forma, che non intaccano minimamente la bontà della sostanza. Per dirla con una metafora, quest'opera è come un sacco di iuta ricolmo di piccoli tesori: basta togliere la scorza e fare un po' di ordine per gustarsi lo spettacolo. Sette più.

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