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Di nuovo in gioco

Regia di Robert Lorenz vedi scheda film

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La recensione su Di nuovo in gioco

di FilmTv Rivista
8 stelle

Un film con Clint Eastwood è sempre un film di Clint Eastwood. E fin qui niente da dire. La cosa curiosa di questo Di nuovo in gioco è che per la prima volta da Brivido nella notte in poi Clint, pur figurando come produttore, sembra avere riscoperto il piacere di essere interprete al servizio di una storia altrui. I segni autoriali, niente virgolette please, del Clint autunnale ci sono tutti, ma sono affrontati in chiave quasi comica, privati della gravità cui Eastwood ci aveva abituati. L’entrata in scena di Gus che dialoga con il proprio pene che fatica a espletare la funzione urinaria è immediatamente da antologia. Siamo quasi al seppuku (suicidio) iconico. Come se Clint volesse farla finita lui per primo con il mito dell’Eastwood autore. E subito dopo con il numero da John Wayne epoca I cavalieri del Nord Ovest con Gus che piange sulla lapide della moglie, permette di osservare come Clint, consapevolmente, riesca a tenere un primo piano qualche secondo di troppo, giusto per insinuare qualche dubbio. In questa vicenda di riscatto al crepuscolo, nel quale un anziano talent scout di baseball riesce a passare la propria vocazione e vita alla figlia avvocato, c’è davvero buona parte del cinema di Eastwood ma come proiettato al di fuori dell’alveo del gesto filmico del regista e produttore di Gli spietati. La sceneggiatura di Randy Brown, infatti, si presenta con un eccesso di simbolismo e una serie di discutibili scorciatoie narrative, di cui non si ha eguali nel resto della filmografia eastwoodiana. Cose che altrove sarebbero state eliminate al montaggio. Eppure in Di nuovo in gioco ci sono ed Eastwood le abita con immensa tranquillità. Come se a partire dalla propria poetica, ridotta a mero canovaccio, Clint avesse voluto riscoprire il piacere del mero lavoro d’attore pur restando in un territorio familiare. Come un jazzista che per una sera decide di non prendersi sul serio e improvvisare in scioltezza in un piccolo club con pochi amici. Senza stare troppo a pensare se riff e scale sono già stati suonati mille volte. Per il solo amore del gioco.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 48 del 2012

Autore: Giona A. Nazzaro

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