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L'Anticristo

Regia di Alberto De Martino vedi scheda film

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La recensione su L'Anticristo

di alan smithee
6 stelle

ITALIAN TRASH HORROR '70

La giovane nobildonna Ippolita Oderisi è affetta da una paralisi alle gambe che risale ad un tragico incidente d'auto nel quale perse la vita la madre, ma che persiste quasi più come una conseguenza mentale che fisica alla tragica disgrazia.

Assistendo ad una benedizione di posseduti presso un antico monastero in Ciociaria, Ippolita ne esce sconvolta e poco dopo, sottoposta alle cure di uno psicologo esperto in ipnosi, verrà fuori che la giovane risulta posseduta da un demonio che già in passato aveva tormentato una sua antenata, torturata fino ad essere condotta al rogo ai tempi della Inquisizione medioevale.

La possessione si rivela devastante, ed il demonio che affligge la ragazza, tenacemente risoluto a non perdere nuovamente l'anima di questa sua vittima, allo stesso modo di come accadde secoli prima.

E tra complessi edipici, gelosie extraconiugali, situazioni da pseudo incesto fraterno, L'anticristo si presenta come una tenace risposta italiana all'insuperato Esorcista di Friedkin, uscito solo poco tempo prima, e di cui questo film ne cavalca l'onda e la moda.

Al di là di un inizio davvero scult, di bave verdi ostentate sino al ridicolo, emerge una possessione frenetica e sopra le righe che oltrevalica la blasfemia e contribuisce a rendere comunque il film un riferimento nel genere demoniaco.

L'interpretazione di Carla Gravina è comunque notevole, pregna di carisma e della innata verve della celebre ottima attrice. La affianca un cast internazionale di tutto rispetto, che annovera Mel Ferrer nel ruolo del sin troppo visceralmente amato padre Massimo Oderisi, Arthur Kennedy in quello dello zio vescovo Ascanio Oderisi; ma anche Alida Valli nel ruolo della governante, Anita Strindberg nel ruolo della avvenente amante-nemica del padre di Ippolita, Remo Girone nel ruolo del fratello Filippo Oderisi, Umberto Orsini nella parte del dottor Sinibaldi esperto in ipnosi.

Un film tutto italiano, diretto con smagliante vena blasfemica (anche nei confronti dell'originale di Friedkin) dall'arguto Alberto De Martino, efficace nelle studiate ambientazioni (anche d'interni, straordinarie) ecco un prodotto di cassetta tutto sommato dignitoso, in grado di farsi largo verso una platea internazionale, che nel bene e nel male lo considera ancora oggi un(o) (s)cult.

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