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Amiche da morire

Regia di Giorgia Farina vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Amiche da morire

di alan smithee
6 stelle

Il rischioso sfondo del vivere isolano presso un noto arcipelago del nostro meridione - rischioso cinematograficamente, per i pericoli insidiosi di cadere nel più abusato luogo comune, nel macchiettismo più greve, cosa che peraltro a tratti, solo a tratti capita qui, ma per fortuna sfiora appena questa lieve produzione dai toni brillanti e disinvolti tipici della commedia sofisticata mista ad un pizzico di giallo, azione e tanta ironia - fa da sfondo alle scatenate peripezie di tre Thelma & Louise partenopee diverse l’una dall’altra più di quanto si potrebbe immaginare, e non certo solo fisicamente.
E la vicenda rocambolesca di queste tre donne di carattere ed estrazione differente, accomunate dal caso in una fuga che le vede occasionalmente coinvolte in una buffa (ma neanche troppo) storia di rapine e riciclaggio di denaro ad opera dell’aitante marito pescatore della più giovane delle tre, è in fondo bene intenderlo come un presupposto per ironizzare su usi e costumi di una Italia dal sapore di naftalina, che sembra vecchia di cent’anni ma che resiste imperterrita nella mente e nei comportamenti dei più anziani, tramandandosi di madre in figlia, e improntati alla più bigotta ed irragionevole perseveranza di sinistri e inutili tradizioni presenti dalla notte dei tempi.
La gelosia spinge la giovane sposina Olivia, bella, meticolosa e spaventosamente ingenua (Capotondi simpatica, imbranata e inutilmente precisetta come si conviene alla parte) a scoprire che il prestante consorte pescatore (è il Tommaso Ramenghi di "Lavorare con lentezza", cresciuto notevolmente in massa muscolare) in realtà è il cardine di una banda di trafficanti, da tempo pedinati dalle forze di polizia, accorse di recente sull’isola per vederci più chiaro. Peccato che l’agente incaricato delle indagini (un Marchioni simpatico e brillante), spocchioso e saputello, ci veda davvero molto poco, non solo fisicamente ma pure metaforicamente.
In qualche modo nel momento in cui Olivia scopre la vera identità del marito, vengono casualmente coinvolte nella baruffa familiare che sfocia in un omicidio a sangue freddo ai danni del bel maritino della ragazza, pure Gilda, formosa e disinibita prostituta emigrata dal nord e l'eterna zitella Crocetta, racchietta (almeno fino a quel momento) tendente all'auto mortificazione, da sempre senza un uomo perché tacciata di portare iella.
La storiella si dipana leggera e brillante, punteggiata di momenti comici spesso irresistibili, magari eroticamente macabri, come quando il cadavere spogliato del bel marito della sposina-killer finisce dissipato in un forno per essere cotto al vapore e confezionato in trance, inscatolato come tonno (che può pure essere inteso come un simpatico rimando alla fine tragicomica tanto temuta dall’ormai leggendario Ugo Fantozzi); fino ad una soluzione con un pizzico di thriller che per fortuna evita moralismi e sdolcinature e conduce in salvo una vicenda che scherza col fuoco e rischia spesso di bruciarsi. A vincere su tutto però, più che una regia certo promettente se si tiene conto che si tratta di un esordio, più che una sceneggiatura scritta anche dalla regista Giorgia Farina che come detto sopra svicola da facili tentazioni di sdolcinerie e facili ammiccamenti, è senz’altro la prestazione così differente ma così amalgamata delle tre brillanti protagoniste, così diverse, così ben impegnate a disegnate ognuna secondo la traccia della sceneggiatura tre personaggi a tratti irresistibili: il risultato e' molto confortante grazie alla prova di tre attrici qui davvero straordinarie, che riescono nel compito per nulla scontato di farsi apprezzare ognuna a suo modo e a non emergere mai una sull’altra, evitando intelligentemente di strapparsi la parte una con l'altra. Impossibile infatti, almeno per me, sceglierne una tra le tre, anche se, ricorrendo a gusti strettamente personali e quindi soggettivi, se fossi proprio costretto ad indicarne una, non riuscirei ad esimermi a puntare il dito su Claudia Gerini, ormai in ogni occasione sempre più la mia preferita in assoluto, la sola che potrebbe raccogliere la pesante gloriosa eredità di un’attrice valorosa e versatile , credibile sia nei toni drammatici come nei ruoli comici come lo è la grande Monica Vitti,
Momenti divertenti e scoppiettanti: la Capotondi che ogni volta che impugna un arma centra il bersaglio e ammazza qualcuno e poi, rivolta alle amiche dice:”ma sono stata proprio io?”; Sabrina Impacciatore che mangia come uno squalo, prepara piatti supercalorici ed elaborati ad una Gerini che invece pensa alla linea mentre la zitella indomita domanda: "volete che vi frigga due peperoni?" La Gerini ad inizio film che, accaldata durante la processione della festa patronale, si terge le cosce generose dalla fontana della piazza sotto lo sguardo sdegnato delle donne timorate (ed invidiose) del paese. E poi ancora se non bastasse a completare questa schiera femminile irresistibile due attrici eccezionali come Marina Confalone e Lucia Sardo, nel ruolo di due donne e madri da incubo, che magari famigliarizzano con la tecnologia (la madre di Crocetta) e arrivano persino a chattare su meetic per conto della loro figlia, ma risultano inesorabilmente, comicamente (e pure inquietantemente) ancorate a retaggi inconcepibili altrove. Insomma si ride, si scherza, si traffica sporco e losco, si ironizza su maniacalità e pettegolezzi che paiono tornati alla ribalta dalla notte dei tempi, ci  scappano pure morti violente di uomini meschini e disonesti, che qui fanno tutti la figura dei cretini, quando va bene.  

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