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Due agenti molto speciali

Regia di David Charhon vedi scheda film

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La recensione su Due agenti molto speciali

di miss brown
4 stelle

Mi ha sempre fatto un certo effetto la scritta che compare a volte nei titoli di testa dei film francesi: il nome di un attore seguito da “de la Comedie Française”. Un'istituzione secolare, segno di appartenenza ad un'antica e nobile scuola, un onore per pochi - e come le stelle dell'altrettanto francesissima Guida Michelin teoricamente garanzia di qualità: ma temo che il grande Jean-Baptiste Poquelin detto Molière questa volta si stia rivoltando nella tomba. Siamo infatti di fronte ad una delle peggiori, inutili farse a cui abbia mai assistito.

Siamo a Parigi, anzi no, a Bobigny, periferia nord-est, appena oltre la tangenziale (il titolo originale è proprio DE L'AUTRE CÔTÉ DU PÉRIPH). Sotto un cavalcavia, nei pressi di una bisca clandestina, viene rinvenuto il cadavere di una donna uccisa: è la moglie del più grande industriale di Francia, attualmente impegolato in grosse grane coi Sindacati. Benché il “primo agente sulla scena” sia il tenente Ousmane Diakité del commissariato di Bobigny, l'importanza e delicatezza del caso fanno in modo che gli venga scippato dall'Ispettore Capo François Monge dell'Anticrimine di Parigi, interessato più che altro ad insabbiare il tutto per far piacere ai superiori. L'altro però non demorde, mira a una promozione e con uno stratagemma riesce a partecipare all'inchiesta. I due investigatori devono collaborare, ma sono molto diversi: Ousmane è nero, è un padre single, è nato e cresciuto in quello stesso ghetto di palazzoni e miseria; François è un poliziotto “da scrivania” e non è mai stato “per strada”, ha fatto carriera grazie alle entrature del padre Prefetto. Tanto l'uno è esuberante, irriverente e rumoroso, ma integerrimo e incorruttibile, tanto l'altro è arrogante, schizzinoso, ipocrita e disposto a scendere a compromessi per non disturbare “i piani alti”. Per risolvere il caso dovranno entrambi cambiare e soprattutto imparare a rispettarsi.

Poteva essere l'ennesimo buddy movie bianco+nero tipo 48 ORE o L'ULTIMO BOYSCOUT o ARMA LETALE, magari non indispensabile ma comunque sopportabile: invece siamo davanti ad un'intollerabile schifezza. La sceneggiatura (e ci si sono messi in 5!) fa acqua da tutte le parti; a furia di sforbiciare al montaggio ci sono scene senza finale o senza inizio. Gli intenti moralistici e di critica sociale appaiono solo di facciata, mentre la volgarità abbonda: e non parlo di parolacce, praticamente assenti, quanto dell'approccio generale alla storia e dell'abuso di stupidi stereotipi razziali. Il poliziotto bianco è già antipatico di suo, non era necessario farne ANCHE un mandrillo, fra l'altro di scarso successo; sua la battuta che sembra abbia fatto sganasciare il pubblico francese: a un baracchino di kebab dice “Meno male che ho fatto il richiamo a tutte le vaccinazioni!” - è questo il livello. Il culmine viene raggiunto nella scena, assolutamente non indispensabile all'economia della storia, che si svolge in un club di scambisti: la quantità di battutacce e doppi sensi, ma soprattutto di stupidità, ha superato abbondantemente il mio livello di sopportazione.

Che dire degli attori? Omar Sy fa Omar Sy, il comico tv benedetto dalla fortuna di recitare in ENTOUCHABLES, ripiombato nella mediocrità che forse merita. Quanto a Laurent Lafitte “de la Comédie Française” (come pomposamente annunciato nei titoli di testa) è meglio che torni a Corneille e Racine: sarà la vicinanza col fisicissimo e vulcanico Sy, ma appare particolarmente legnoso. Qualcuno poi deve avergli detto che per far ridere al cinema bisogna fare un sacco di smorfie: no mio caro, ci vuole altro! E mi è spiaciuto vedere così mortificata Sabrina Ouazani, già fra i protagonisti di LA SCHIVATA e COUS COUS, e ancora nei panni dei poliziotti un paio delle migliori “facce da sbirro” della splendida serie tv BRAQUO: ma anche loro devono pagare le bollette.

David Charon è un esperto e stimato regista pubblicitario al secondo lungometraggio: spero per il bene dell'umanità che nessuno gli dia mai i soldi per girare il terzo. Quello che mi ha fatto più rabbia è stato vedergli sprecare miseramente la professionalità di Alain Duplantier, già geniale direttore della fotografia di molti action fra cui POINT BLANK e POUR ELLE, magnifici film di Fred Cavayé. Quelli sì sono polar! 

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