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End of Watch - Tolleranza zero

Regia di David Ayer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su End of Watch - Tolleranza zero

di miss brown
4 stelle

Sono andata ad un'anteprima stampa con la mia amica V. Entrambe appassionate di action e polizieschi, tifose di THE SHIELD e di qualsiasi film o telefilm si svolga in quel di Los Angeles, ci aspettavamo grandi cose da un poliziesco scritto e diretto da David Ayer, già autore di TRAYNING DAYS e FAST & FURIOUS. E invece.....

Vorrebbe essere quasi un docu-drama, il racconto di alcuni mesi della vita quotidiana di due poliziotti semplici, non detectives, di pattuglia per le strade di South Central, uno dei quartieri più malfamati e pericolosi di L.A., straziato quotidianamente dalla guerra fra bande, in cui assistono ad ogni sorta di disgrazie e miserie. Il titolo END OF WATCH fa riferimento alle iniziali E.O.W. che ogni pattuglia scrive al termine di ogni turno alla fine del rapporto delle azioni della giornate, le odiatissime “scartoffie”.

L'irlandese Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) spaccone, ex-puttaniere pentito, fidanzato con una compagna di università, che gira perennemente con una telecamerina, e l'ispanico Mike Zavala (Michael Peña) solido, sposato con una maestra e in attesa di un figlio, girano su di un'auto di pattuglia e chiacchierano, e fanno scherzi scemi ai colleghi, e cazzeggiano, e fanno a botte, e perquisiscono automobili trovandoci laqualunque (bello il kalasnikov placcato oro, immediatamente soprannominato il mitra di Re Mida), e trovano cadaveri, e bevono litri di Red Bull, e pestano e arrestano poveracci. E NIENT'ALTRO PER 3/4 DI FILM!!! E' iniziato alle 18.30 con una voce fuoricampo, un monologo sull'eroicità dell'essere poliziotti, l'unico baluardo fra i cittadini onesti e i “cattivi”, scritto in modo talmente tronfio da risultare ridicolo anche per un elettore di Mitt Romney. Alle 18.45 ho chiesto a V.: Chi ha scritto questa merda? E lei ha allargato le braccia e alzato gli occhi al cielo. Alle 19 stavo per addormentarmi: Svegliami quando succede qualcosa. Dopo un'ora intera di insopportabili banalità, stereotipi e fiera dell'ovvio, alle 19.30 stavo per esplodere: Quando succede qualcosa? voglio andare a casa! Alle 19.50 finalmente qualcosa succede: strage, fuga, inseguimento, agguato, sparatoria, funerale, medaglia. Condensato nell'ultimo quarto d'ora il clou della storia, ma scritto come tutto il film in modo così confuso e girato così male da essere veramente inguardabile.

Il regista andrebbe condannato innanzi tutto per abuso di camera a mano, che più che aggiungere realismo alle riprese le rende più dilettantesche. E poi per disprezzo della bravura degli ottimi comprimari, solidi caratteristi come Frank Grillo (WARRIOR, THE GREY e le serie PRISON BREAK e BLIND JUSTICE), la sorprendente America Ferrera (UGLY BETTY) dimagrita e ora grintosissima poliziotta, che regge come un grissino il suo M16, e la dolce ma determinata Anna Kendrick (FRA LE NUVOLE) la fidanzata Janet. Il povero Maurice Compte, veterano di decine di titoli, perennemente nella parte di cattivo, spacciatore, rapinatore, stupratore e quant'altro, si vede affibbiata la parte del capo-gang soprannominato... Big Evil (i suoi lo chiamano El Grande Malo) e costretto a fare facce cattivissime, circondato da tatuatissimi luogotenenti, tanto minacciosi quanto inefficienti, visto che in 5 armati di kalasnikov non riescono ad ammazzare due poliziotti armati di pistola. Quanto alla coppia di integerrimi sbirri, cito la domanda di uno spettatore che campeggia nella pagina Imdb del film: i poliziotti di Los Angeles sono tutti così stupidi? E come scrive un giornalista del Globe: Va bene tutti questi poliziotti “santi”, ma qui dopo un po' viene voglia di gridare: Dov'è un poliziotto corrotto, quando hai bisogno di lui?

Se fosse stato il pilot di una serie tv non si sarebbero nemmeno sognati di girare la prima stagione, invece per qualche ragione misteriosa il film è uscito in Usa a settembre in doppia versione inglese e spagnola e ha anche incassato niente male nonostante la R (colpa del linguaggio immagino, c'era un “fuck” almeno ogni tre parole, giuro, a dimostrazione della raffinatezza della sceneggiatura). Di film che raccontano storie di poliziotti a L.A. ce n'è a centinaia, dal capolavoro in giù: VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES, COLORS, L.A. CONFIDENTIAL, I NUOVI CENTURIONI e anche ottime serie tv, dalla citata, premiatissima THE SHIELD all'incompresa BOOMTOWN. Un'offesa paragonarli a questo sgangherato, lurido intruglio, che fa decisamente rimpiangere i nostri poliziotteschi anni '70 e l'onestissimo A.C.A.B. di Stefano Sollima.

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