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Killer in viaggio

Regia di Ben Wheatley vedi scheda film

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La recensione su Killer in viaggio

di Kurtisonic
8 stelle

Una favola nerissima  e piena di spunti ironici. Killer in viaggio ha un’anima politicamente scorretta che impreziosisce una bizzarra love story che dura quanto un viaggio nel nord dell’Inghilterra. I due protagonisti anonimi nella vita, ma tutt’altro che emotivi, sfoderano una personalità di rilievo, un profilo psicologico border line travestito di normalità assoluta. Il regista B.Wheatley si diverte nel saccheggiare ambientazioni visive che appartengono al patrimonio culturale inglese, con le irruzioni dei due protagonisti Tina e Chris che se non si macchiassero di svariati omicidi si potrebbero definire oltre che disadattati anche degli antagonisti sociali. Wheatley passa con disinvoltura dal noir psicologico al melodramma, dalla denuncia sociale alla commedia. Lontani anni luce dalla superficialità di Mikey e Mallory di Natural born killers  i due personaggi hanno però lo stesso istinto crudele, senza lo spirito avventuroso  di Bonnie e Clyde hanno però la stessa efficace intesa. Lei oppressa dalla madre ha una carica distruttiva che vuole fare esplodere, ricorda le eroine locali della malvagità di Butterfly kiss, rivendica passionalità, sesso, emozioni forti, è la vera motrice dell’azione della coppia. Complessa anche la figura maschile, Chris, licenziato dal lavoro, vicino alla classe degli emarginati di Loach, non ha ideali intrinsechi legati alla sua condizione sociale, non è portatore di valori strutturalmente positivi, Chris cerca solo di canalizzare la sua rabbia, assume su di sé il peso della Storia che interpreta a modo suo per riscrivere le norme di sopravvivenza e riequilibrare le ingiustizie del mondo. Il regista sfrutta scenari naturali che riportano alla tradizione pittorica inglese del paesaggio, ma non documenta, piuttosto stilizza l’ambiente sfiorando il cartolinesco per poi firmarlo con un rutto o nel peggiore dei casi con uno schizzo di sangue. Omaggia in una scena il cult The wicker man, quando all’interno di un camping si svolge un ridicolo rito sacrificale, deridendo il valore della natura, della vita plein air. Attraverso le tappe tipiche di una vacanza pseudo culturale, dentro le quali si realizza l’intromissione violenta di J e Chris, vengono prese a calci tradizioni, ritualità borghesi, convenzioni benpensanti e ingessate di una terra dove al solito prevalgono egoismi e rapporti di potere. E roba da non credere, c’è da divertirsi.

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