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Il sospetto

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

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La recensione su Il sospetto

di lorebalda
4 stelle

 

La certezza.

 

 

A Cannes 2012, dove era in concorso, si sprecarono i superlativi: bellissimo, un capolavoro, ispiratissimo…

 

Cinema che vorremmo vedere sempre e purtroppo vediamo sempre più di rado”.

 

Davvero troppo per un’operina di buona tenuta e scrittura appena sufficiente, con un bravo attore protagonista (naturalmente premiato), ma che ahimè è anche banale e, guaio maggiore, manca di intensità filmica. Il sospetto si segue volentieri, per carità. È assolutamente professionale.

Il format è europeo, festivaliero – “di qualità”. Ma proprio qui sta il più grosso problema del film, e di certo cinema molto portato oggi dalla nostra critica: non c’è più neanche un’inquadratura sbagliata. Non una luce, un’immagine inconsueta. Tutto già visto, tutto già sentito. Non sorprendono allora i fischi ai film imperfetti ma geniali, questi sì capolavori che arricchiscono e spostano un po’ più in là il nostro immaginario, di Carax (Holy Motors) e Reygadas (Post tenebras lux), anche loro in concorso a Cannes. Appartengono ad un altro cinema, o meglio, ad un’altra idea di cinema: libero e inventivo, senza paura del cattivo gusto o del ridicolo, ma vitale, prismatico. Nuovo. Cinema che dialoga con lo spettatore, cinema assolutamente contemporaneo e per questo anche politico. Film come Il sospetto, invece, sono prodotti già costruiti e finiti, di uno spessore un po’ posticcio, che chiedono soltanto di essere digeriti, con quel pizzico di inquietudine ed impegno (il tema della pedofilia) che ancora fa breccia nel mercato del cinema d’autore standardizzato.

 

 

Un capolavoro”. Ora mi chiedo: è questo di Vintenberg un capolavoro? (Qualche critico ha chiamato in causa addirittura Fritz Lang: aiuto). Di fronte a un apparato formale privo di qualsiasi guizzo o idea estetica forte, almeno mi sarei aspettato una scrittura profonda e ambigua capace di giustificare l’impegnativa denominazione, e di gettare ombre, almeno un sospetto, laddove forse tutto è addirittura troppo chiaro.

E invece nulla. Il protagonista è innocente: Vintenberg lo dice subito allo spettatore, rassicurato proprio perché catapultato in un gioco che ormai conosce a memoria – il massacro ingiusto di un innocente.

Giochi buffi” che però altri registi più talentuosi e rigorosi (Haneke, Von Trier) avevano già svolto, e con ben altra ambiguità e cattiveria.

 

Invano ho sperato, per tutto il film, che si insinuasse fra le immagini patinate e prive di reale personalità di Vintenberg il sospetto promesso dal titolo italiano (quello originale, Jagten, ovvero “La caccia”, vorrebbe mettere l’accento sui rituali di gruppo di una comunità che come da copione nasconde veleni, odio, violenza e sul gioco delle parti fra preda e predatore…). Un’attesa vana. E un po’ annoiata. Perché le poche sequenze interessanti del film (l’incontro finale del protagonista con la bambina che lo ha accusato ingiustamente) si perdono nell’asfissiante banalità di tante altre (la rissa al supermercato, il finale “aperto”).

 

Ritornando dunque alle affermazioni imprudenti della nostra critica, è questo il cinema che “vorremmo vedere sempre e purtroppo vediamo sempre più di rado”? Direi di no.

 

Annika Wedderkopp, Anne Louise Hassing

Il sospetto (2012): Annika Wedderkopp, Anne Louise Hassing

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