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Il sospetto

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

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La recensione su Il sospetto

di alan smithee
8 stelle

Thomas Vinterberg è stato il primo regista a mettere in pratica le regole - ferree e un po' mortificanti per l'orgoglio registico dei cineasti, e forse proprio per questo rimasto solo un teorema presto abbandonato da tutti - dell'ormai arcinoto manifesto a comandamenti noto come "Dogma 95", formulato da Lars Von Trier, ma da questi seguito solo dopo l'esplosivo, sensazionale esordio del nostro Vinterberg con lo scandaloso, morboso e meraviglioso Festen.
Dopo il suo acclamato debutto Vinterberg si è perso tra produzioni bislacche americane o coproduzioni ambiziose ma riuscite a metà, e anche il suo ritorno in patria con lo sciocco e bizzarro Riunione di famiglia non faceva ben sperare.
Tuttavia già con il notevole "Submarino", da noi naturalmente inedito, i segni di  ripresa si facevano notare eccome. E questo "La caccia" (traduzione letterale più profonda che "Il sospetto", come manipolato qui da noi) ne costituisce la definitiva conferma. Un film che è tutto il contrario delle "regole di castità" a cui per primo si era ispirato il suo autore, e trova in questa sua scelta piu' tradizionale, dall'uso sin artefatto di luci e panoramiche suadenti, macchina da presa mobile e studiatissima, sonoro e riprese ad effetto, uso di armi e uccisioni di animali, le più focali antitesi con quanto previsto nel rigoroso trattato a suo tempo condiviso da buona parte dei giovani registi mitteleuropei. 
Ma "Il sospetto" è anche e soprattutto un film che indigna e scalda gli animi, e ci conferma la regola universale di quanto sia influenzabile e manipolabile la mente umana, anche in società note per il raziocinio, la compostezza che sfocia nella freddezza; civiltà che sembrano aver trovato piu' che altre nella ragione e nella pacatezza il punto focale per regolare la convivenza civile tra esseri umani.
Premiato meritatamente a Cannes per l'interpretazione di un eccezionale Mads Mikkelsen, il film ritrova pure quel Thomas Bo Larsen che così tanto ci era piaciuto nel suo folle ruolo di Festen e che qui ha il ruolo centrale di un padre ed amico combattuto dallo sdegno e dall'incredulità di un fatto così grave come la violenza ad un minore, alla sua bionda piccola bambina; un abominio che se viene fuori non puo' che essere accaduto, come si convince l'intera comunità. E il film alla fine si trasforma in una moderna storia di passione, di un uomo posto sulla croce ad espiare colpe e paure, timori e perversioni che si annidano nelle menti di chi in famiglia è completamente fuori da ogni più lontano sospetto. Una caccia spietata ad una preda che viene inseguita e braccata e posta fuori dalla comunità per essere bandita e umiliata. Ecco la caccia, la violenza che va oltre ogni ragionevolezza e si contrappone ad una esuberante purezza di una gioventù che la mdp di Vinterberg riesce così spudoratamente a ritrarre nel suo naturale e talvolta pericoloso candore, nella sua confusa ricerca di ciò che è stato o non è mai stato.

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