Espandi menu
cerca
Silenced

Regia di Dong Hyeuk Hwang vedi scheda film

Recensioni

L'autore

arkin

arkin

Iscritto dall'11 settembre 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 329
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Silenced

di arkin
7 stelle

Basato su una una storia vera, accaduta alla Gwangiu Inhwa School per ragazzi ipoudenti, dove alcuni ragazzi vennero assaliti sessualmente da alcuni membri dello staff per cinque anni agli inizi del 2000. Il film di Dong-Hyuk può vantarsi di aver effettivamente avuto un ruolo oggettivo nel diffondersi di un enorme malcontento e indignazione nell’opinione pubblica, dopo la sua uscita, circa la pena minima sofferta dagli autori dei crimini reali. Dopo l’uscita del film nel 2011 vi fu una riapertura delle investigazioni. 4 milioni di persone, in Corea, avevano visionato “Silenced”, e il film contribuì ad una protesta che portò ad una riforma legislativa sugli abusi sessuali contro minori e disabili.

 

 In Corea, il romanzo è stato un caso, e il film un autentico campione di incassi. Potremmo dire, per una volta, con un esito di umana e civile utilità, avendo sollevato l’opinione pubblica, e portato ad esiti concreti ed oggettivi-quanti libri e quanti film possono vantarsi di farlo?

La prima parte del film di Hwang Dong-Hyuk parte in modo rallentato, si sofferma soprattutto sullo sguardo personale del suo protagonista: lo osserva, ne segue il movimento, ne introduce la visione e i modi, e ci fa entrare al contempo nel mondo della scuola, dove volti lividi e pianti segreti sono all’ordine del giorno… fino al momento in cui l’insegnante non tocca con mano i misfatti interni alla scuola, che “scoppiano” davanti allo schermo con gli artigli, con una scelta che forse il regista ha affrontato in modo consapevole, di “oltraggiare” la vista e l’udito dello spettatore per provocare una reazione emotiva di disgusto e rivolta interiore-intento riuscito- rendendo volutamente sgradevole andare avanti…

Tuttavia, dopo una terza intervista-forse la peggiore perché il piccolo Seung-Hwan Baek, molto bravo, riesce con volto e recitazione a portarti molto più in là dell’immagine, il film diventa un classico “Court-drama”, ambientato all’interno di una corte, con un lungo e sfiancante processo che prende una terza strada, rispetto agli inizi, esprimendo in modo forse ancora più evidente, attraverso le parole, quello che per il regista e scrittore doveva risultare davvero come qualcosa di “sentito e oltraggioso”, da esprimere nel modo più chiaro possibile, prediligendo il lato delle emozioni pure da “urlo risentito” al controllo di un’opera omogenea. E la cosa, stavolta, mi trova in accordo, perchè il risultato finale, nonostante la differenza tra le due parti, trova un equilibrio espressivo che mente e sensibilità riescono a "respirare": c'è il dramma personale di un uomo, c'è l'emozione di chi narra la storia e si destreggia tra tecnica e rabbia, ragione e viscere; c'è il rigore di quanto viene narrato spezzato da quanto viene percepito. E quel che trovi, a fine visione, è un'opera che non si tira indietro davanti all'esigenza di dire qualcosa in moo personale e non distaccato.

Gong Hoo, accorato e sensibile, si riconferma un ottimo attore.

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati