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Silenced

Regia di Dong Hyeuk Hwang vedi scheda film

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La recensione su Silenced

di OGM
8 stelle

L’accademia Ja-ae è immersa nel silenzio. E non soltanto perché quella scuola, nella immaginaria cittadina coreana di Mujin, è dedicata ai ragazzi sordomuti. C’è qualcosa che accade, tra quelle quattro mura, e di cui il mondo nulla deve sapere. Finché in quel luogo non giunge, in qualità di insegnante d’arte, il giovane Kang In-ho. Un uomo semplice, però dotato di orecchie per sentire e di occhi per guardare. E nel cui petto batte un cuore capace di provare dolore e pietà. L’ambientazione di questo film è quella di un inferno claustrofobico, in cui l’atmosfera è talmente rarefatta ed ovattata da assorbire gli echi della grida che, regolarmente, squarciano il vuoto di quei corridoi deserti e di quelle stanze anonime e senza amore. I padroni di quel posto stregato sono due orchi gemelli, identici nell’aspetto e nella malvagità che si esalta nel colpire, nel modo più vile e devastante, quei corpi indifesi e quelle anime innocenti.  L’orrore segue le regole del giallo: cova nell’ombra ed esplode inaspettato, andando a sfogarsi negli angoli più intimi e segreti, dove a pochi è consentito entrare. L’ufficio del preside, durante la notte. Un bagno pubblico, ma chiuso a chiave. In questo gioco doppiamente meschino, la violenza si avvale di due coperture: a quella usuale dell’invisibilità si aggiunge quella della incomunicabilità, dell’impossibilità, da parte delle vittime, di tradurre il proprio incubo in suoni e parole. La missione di cui Kang si fa spontaneamente carico è una ricerca della verità che assomiglia tanto ad una caccia dell’inesistente, perché, tra coloro che sanno, chi può parlare, nega, a cominciare dai poliziotti conniventi e corrotti. La vicenda è circondata non solo da interessi venali, ma anche da una forma di omertà religiosa, visto che uno dei principali responsabili è capo di una potente setta locale. La realtà è avvolta in un sinistro incantesimo, che protegge una coppia di stregoni ed i loro fidi gregari, sottraendoli alle maglie della giustizia. È un’invincibile magia nera fatta di denaro e sopraffazione, in cui i più forti riescono immancabilmente a salvarsi dal furor di popolo, rendendosi astutamente indispensabili alla sopravvivenza delle fasce più deboli della società. Il film di Dong Hyeuk Hwang mescola gli ingredienti del legal thriller e del dramma psicologico per ritrarre i meccanismi attraverso cui il polimorfo fenomeno della mafia riesce, a dispetto del diffuso senso di riprovazione morale causato dalle sue azioni, a perpetuare il proprio  incontrastato dominio sul territorio.  Esistono oligarchie fantasma contro le quali il singolo nulla può, perché sono profondamente radicate nella collettività, con ramificazioni in tutte le principali strutture. I suoi numerosi sostenitori, permanenti od occasionali, attivi o passivi, contribuiscono alla sua sopravvivenza sbarrando la strada agli attacchi, grandi o piccoli, che le possono giungere dai tanti fronti del vivere comune. Questa unione produce una forza che vince persino sull’evidenza. Un regolare processo si può così concludere con una condanna mite, equivalente ad un’assoluzione in pectore, nonostante l’esistenza di prove schiaccianti e di testimonianze inconfutabili. Sul versante opposto appaiono timidamente schierati, in ordine sparso, coloro che non contano nulla: sono i ragazzi sfortunati, a cui la vita ha tolto anche la capacità di alzare la voce per far valere le proprie ragioni. La loro presenza arriva a malapena a scalfire la superficie di un’apparenza che è solo l’immagine della finta pace indotta dall’oppressione. I segni del male sono cancellati con il colpo di penna che modifica una frase in una diagnosi clinica, o, in maniera più fragorosa e cruenta, da un treno che, correndo a piena velocità, travolge una persona in mezzo alla campagna.  Il racconto è ispirato ad un caso di cronaca tuttora aperto, che Silenced, con i suoi toni sommessi ed essenziali, incerti tra il gelo dell’indifferenza ed il tiepido sapore della frustrazione,  ripropone come una delle innumerevoli occasioni inutilmente sprecate nello storico sforzo di far avanzare l’umanità. 

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