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Il fondamentalista riluttante

Regia di Mira Nair vedi scheda film

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La recensione su Il fondamentalista riluttante

di supadany
6 stelle

A volte temi forti possono diventare un angolo per elargire un cinema in sicurezza.

E’ il caso di questo film di Mira Nair che prende vigore dall’atto più eclatante del nuovo millennio (l’attentato alle Torri Gemelle), per poi giostrare in difesa quando invece avrebbe giovato un ulteriore salto in avanti con quel coraggio che in sintesi mi pare manchi.

Changez (Riz Ahmed) ha tastato il da lui ambito sogno americano, poi il disastro delle Torri Gemelle ha cambiato tutto e nel 2010, all’interno di un Pakistan in fermento, si ritrova intervistato dal giornalista americano  Bobby Lincoln (Liev Schreiber).

E’ un salto all’indietro nel tempo, tra aspirazioni occidentali ed amore, con la bella Erica (Kate Hudson), ma oggi è tutto diverso, in più il giornalista è lì in incognito per scoprire fatti cari all’intelligence ben più recenti.

 

 

Dinnanzi a certi temi ci vuole veramente poco per colpire l’attenzione ed il personaggio di Changez ha tutto ciò che occorre per farlo, tanto da divenire un vero e proprio calco emblematico.

In lui c’è il sogno americano, ricercato con forza e raggiunto con totale abnegazione, ma anche una sopraggiunta consapevolezza di una realtà sconvolta da un evento storico, questo ovviamente sotto tutti i punti di vista.

Purtroppo la realtà galoppa più veloce del film e soprattutto la narrazione tra flashback e presente non vanta sempre una sincera incisività esecutiva.

Chiaro che comunque diverse tematiche sgorghino; l’odio porta odio, violenza porta violenza ed in questo ginepraio, l’incapacità di ascoltare e di provare a capire diventa cavallo di battaglia da entrambe le parti coinvolte.

Per lo più si tratta di cose risapute, ma pur sempre meritevoli di attenzione, il segmento più d’interessante si insinua nel passato di Changez e non nel reale obiettivo di Bobby che infatti nel finale non si esalta, anzi, rimane imbrigliato nei meandri dell’irrisolutezza.

Tra gli interpreti spicca un coinvolto Riz Ahmed, mentre Liev Schreiber rimane nell’ambito del compitino e Kate Hudson non ha più la freschezza delle prime occasioni (“Quasi famosi”, 2000). 

Un film che ha la sua importanza, ma è anche difficile non averla dinnanzi a certi argomenti, ma che poi non riesce ad elevarsi, che riesce a rinvigorirsi più volte, per poi però sgonfiarsi di netto quando occorre tirare le fila (il finale è parecchio scarico).

Scolastico, con scorci anche molto efficaci, ma nel complesso non è abbastanza intraprendente. 

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