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La pelle

Regia di Liliana Cavani vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La pelle

di alan smithee
3 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA 

Nella Napoli di fine Guerra, lo sbarco degli alleati richiede abili manovre di organizzazione tra le truppe dei liberatori che avanzano, quelle degli invasori che arretrano, e la gente del posto che, affamata, escogita ogni sistema per tentare di lucrare e riuscire a sbarcare il lunario, sopravvivendo agli eventi. 

Come anello di congiunzione tra due etnie troppo distanti per comprendersi al volo, ecco che la figura da intellettuale di Curzio Malaparte, eletto per l'occasione Capitano del Corpo Italiano di Liberazione, permette alla vicenda di tratteggiare una sintesi di fatti misti tra il grottesco ed in drammatico, in grado di stendere un affresco descrittivo pregno e focoso della vitalità ed estrosità di un popolo messo alle strette da una drammatica e cruciale contesa di quel particolare periodo storico divenuto la sintesi del Secondo Conflitto Mondiale. 

Dal romanzo omonimo dello stesso Curzio Malaparte, che, sotto le spoglie di un ironico e maldestro Marcello Mastroianni ci apre anche le porte della sua stilosisssima e assai fotogenica, oltre che avveniristica famosa villa a picco sul mare di Capri, capolavoro assai discusso di arte moderna che tenta di conciliarsi ed integrarsi col paesaggio circostante, e già al centro dell'ambientazione del film di Godard, Il disprezzo. 

Dietro la regia di Liliana Cavani, che ne cura pure la sceneggiatura assieme a Robert Katz, la trasposizione cinematografica dell'opera parzialmente autobiografica di Malaparte appare maldestra e sensazionalistica, grottesca sino a suscitare fastidio e colma di macchiette o di personaggi sopra le righe, sia dal punto di vista dei faciloni americani, creduloni ma anche arrivisti e cinici, sia dei napoletani furbastri ed approfittatori, disposti a tutto pur di rendere commerciabile ogni spunto in grado di assicurargli l'agognato sostentamento. 

Un'opera che sfocia quasi sempre nel cattivo gusto involontario, poco accorta anche dal punto di vista del controllo delle location, con alcune sviste imperdonabili su cartelli stradali e costruzioni moderne inquadrate con disincantata faciloneria. 

Cast di un certo rilievo, con un immaturo e poco efficace Ken Marshall acerbo ma destinato a divenire famoso con il di poco successivo Marco Polo di Guliano Montaldo; sprecato Burt Lancaster, generale americano alle prese con un ruolo sciocco ed inutilmente gigioneggiante, una Claudia Cardinale di puro utilizzo ornamentale, ed un Mastroianni spesso quasi imbarazzato ad orchestrare tutta una giostra di imbarazzanti situazioni grottesche eccessive ed inverosimili anche in un periodo assai difficile e teso come quello della fine della guerra.

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