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Peggy Sue si è sposata

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su Peggy Sue si è sposata

di Eric Draven
8 stelle

 

di Stefano Falotico

 

La giovinezza ancora

 

Kathleen Turner a doppia età, quarantenne già un po’ in sovrappeso, che “smagrisce” malinconica di “coma” profondo, “rovistando” tra i fantasmi d’un Passato denso di nostalgie, acquosa “leggerezza” dell’amor “sognato” del vertiginoso Coppola nel suo ritorno al futuro. Poderosa alleg(o)ria che s’intorbidisce infa(r)tuata d’anima “ancorata” al Cuore “perduto”.

 

 

Peggy al classico, indigesto ritrovo fra “liceali”, sviene e precipita nel suo sonno lungo un Giorno. Attorcigliandosi nelle “vene” delle letargie a(do)mbrate di contemplazione al chi era palpitante, alle ambizioni che scalpitavano, “scolpivano” i desideri dell’adolescenza, pervase forse dall’“adatto” abbellirsi bella ma già delusa e “in sposa”, troppo preda della ricerca di stabilità emotive, illusorie di “benessere”. In quest’abissale, “ipnotizzato” viaggio mnemonico di sua “trance”, appunto melanconia dai rimpianti vivaci e ancor vitalissimi, rinascerà nel risveglio, forse ancora ipocondriaca o davvero “malata” nell’anima, turbata e turbinosa di nuove gioie e d’innovazione a svecchiar il “dormiveglia” troppo sonnacchioso. Un “giro” sulla giostra, montagne russe di ciò ch’è andato (a) male oppure anche bene, metà e metà, chi s’è accontentata (non) gode.

 

Ripercorre, in un corpo d’adulta, le giovanili e gioviali fasi del principio da “ordinaria”, con la saggezza consapevole degli errori (non) commessi, la rabbia forse mai (d)enunciata, la galanteria femminile della sua muliebrità matura a (rin)toccar quei suoi stessi coetanei non “all'erta”, che forse non si desteranno mai, detestandosi invece solo d’odio e reciproche invidie, pettegolezzo e il “lazzo” alla vita che campa e brucia dentro. Incontrerà ancora Charlie, oggi suo marito, un Nic Cage “alla banana” di ciuffo sparviero e malandrino, il suo “mandarino” per il cui “erotismo pronunciato” da “rockettaro maledetto” si “scottò”. Mah, a ben (ri)vedere non era così attraente né “attizzante”, un ragazzino pieno di complessi e con qualche brufolino buffissimo. Da “buffetto” sulla guancina e una carezza ad amarlo per le “regioni” insensate dei sentimenti non dominabili. 

 

Imperscrutabile invaghimento di quel momento. Ritorna fra i banchi di scuola, fra i secchioni insopportabili, gli illusi che si son sacrificati per la “scienza”, rinunciando al Piacere. Per cosa? Per quale obiettivo? Per dare e poi ricevere solo un ufficio di scartoffie e polvere bruciacchiata nel corroso dilemma d’aver sbagliato tutto? Ricomincia da capo con l’esperienza “respirata”, con le mortificazioni patite, intestando e innestandosi orgogliosa in una nuova “petizione” alla sua (ri)esistenza: “Ora vivo e vivrò sempre”. Per insistere.

 

Vicino al suo letto, proprio Charlie, il compagno dell’avventura, lo scavezzacollo sempre però “fedele”. Mai d’avventurelle. Capolavoro. Inestimabile e sottostimatissimo. Per molta gente, appar sgradevole e patetico voler (e, secondo loro, non potere) tornare indietro. Perché no?

 

Non è mai tardi. Non bisogna “reiniziare”, ma iniziarsi laddove fum(m)o “infilzati” e “rimpinzati”, “(r)imboccati”, imbottigliati e immischiati, invischiati e dunque, voi, nel viscido. Già.

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