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No - I giorni dell'arcobaleno

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su No - I giorni dell'arcobaleno

di axe
8 stelle

Nel 1988 il popolo cileno fu chiamato ad esprimersi tramite referendum circa l'affidamento della carica di Presidente della Repubblica per un ulteriore mandato ad Augusto Pinochet. Dopo 15 anni di dittatura, il "fronte del si", forte del controllo quasi totale dei media e della capacità di reprimere il dissenso, immaginava di avere gioco facile; ma i partiti dell'opposizione, riuniti in coalizione, riuscirono a sfruttare con abilità la pochissima visibilità concessa e seppero dar coraggio e speranza ai cileni, consentendo la vittoria del no. Il film, ispirato all'opera teatrale "El Plebiscito", di Antonio Skarmeta racconta le fasi della campagna pubblicitaria a favore dell'opposizione, la quale aveva un tempo disponibile di soli 15 minuti al giorno in televisione, per convincere i cittadini a votare no. Protagonista del racconto è Renè Saavedra, il giovane pubblicitario incaricato di gestire quello spazio; egli, insieme alla sua squadra, concepisce una campagna pubblicitaria "leggera", non mettendo in primo piano - ma neppure negando - il terrore e le violazioni dei diritti umani poste in essere dalla dittatura, ma facendo balenare la prospettiva di una vita più felice, in caso di vittoria del no, secondo lo slogan "Chile, la alegría ya viene". Nonostante un certo dissenso iniziale, la campagna prende il via sotto queste insegne; i partiti di opposizione sono uniti dal simbolo dell'arcobaleno, ognuno dei colori del quale è legato ad una specifica corrente. La propaganda di regime, colta la potenzialità di questa strategia, tenta malamente di adattarla alle sue necessità; imbastisce, inoltre, una campagna di demonizzazione dell'avversario e di terrorismo psicologico, circa un improbabile "pericolo rosso". Non solo sul piano mediatico, i membri del comitato per il no sono messi in difficoltà. Essi sono pedinati, minacciati, terrorizzati in ogni modo. Il coraggioso Renè, nonostante tutto, tiene duro. Cerca, per quanto può, di garantire la sicurezza della ex-compagna e del figlio e porta a termine la gestione della campagna. I risultati del referendum gli danno ragione; ma, nel periodo successivo alla democratizzazione della società cilena, cosa rimase di quel periodo epico ? E' una domanda che il regista, Pablo Larrain, si pone e ci pone. Le ultime sequenze mostrano Renè alle prese con una normalissima campagna pubblicitaria, in favore di un'azienda. Il regista vuole forse trasmettere il disagio per uno smorzamento della passione politica ed un appiattimento delle coscienze, conseguente al raggiungimento del risultato, ormai dato per scontato ? Probabile. Bisognerebbe essere cileni, o comunque profondi conoscitori di quella società per dirlo con certezza. Io non lo sono. Tuttavia, ho molto apprezzato il film. Con estrema chiarezza, il regista illustra la situazione cilena nel 1988. Lascia comprendere in quali difficoltà abbia operato il comitato per il no; di come il "lato oscuro" del regime faccia sentire la sua influenza ed il suo potere ed abbia, fino all'ultimo, tentato di annichilire il dissenso. Il regista sceglie di girare il film con una scarsa qualità d'immagine - sembra di vedere una vecchia VHS - tanto da rendere difficile distinguere le sequenze originali dagli spezzoni di filmati dell'epoca. Nonostante una ristrettezza d'ambientazioni, ridotte per lo più a studi pubblicitari e televisivi, il film non annoia. La colonna sonora integra gli eterogenei brani utilizzati da ambedue gli schieramenti. Apprezzabile l'interprete di Renè, l'attore messicano Gael Garcia Bernal. Il suo personaggio, nonostante la paura per sè e per le persone che ama (fatto oggettivamente umano e comprensibile) persegue con tenacia il proprio scopo. Non si lascia intimidire, ne' lascia che il controverso rapporto con Lucho, suo amico ma anche superiore ed avversario - in quanto responsabile della campagna per il si - influenzi la sua volontà. A risultato raggiunto, il suo sguardo esprime sgomento ed incredulità, ma anche incertezza per un futuro sul quale, come risulta dalla sequenza finale, il regista non ha espresso completa soddisfazione. Come se nulla fosse successo, il protagonista torna a lavorare con il vecchio rivale, Lucho. A cosa sono serviti tanta acredine e tanto odio ? Ottimo film, documenta eventi probabilmente poco noti in Italia, raccontandoli dal punto di vista di un protagonista "tecnico". Evoca sentimenti di speranza, ma anche di paura, mostrando l'ingombrante presenza del regime, nemico silente, eppure pericoloso. Esprime, infine, un giudizio personale sulla transizione della società cilena dalla dittatura ad una, seppur non del tutto compiuta, democrazia.

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