Regia di Margarethe Von Trotta vedi scheda film
La banalità del male e gli articoli sul New York Times di Hannah Arendt hanno aperto un dibattito aspro e duro tra la filosofa e un certo modo di pensare. Bel film su interrogativi che non trovano risposte definitive, ma vengono posti e risvegliati da una figura chiave della seconda metà del Novecento.
La figura di Hannah Arendt nel panorama filosofico del Novecento non è certo di secondo piano. Il suo interesse sull'origine del male estremo, ma non radicalizzato come spiegherà nel film, è stato sempre più richiamato alla memoria, soprattutto nel XXI secolo. Il suo celebre libro "La banalità del male" e gli articoli che scrisse per il New York Times sono al centro di un dibattito che negli anni '70 la vedeva sotto accusa da parte dei sionisti per la sua posizione distaccata e oggettiva dei fatti che emersero durante il processo a Eichmann. Come è facile immaginare la sua posizione controcorrente suscitò una reazione isterica da parte di molte persone e lei affrontò con ferrea convinzione le critiche chee furono mosse spiegando il proprio punto di vista.
La cosa che era ai suoi occhi incredibile è cher persone le contestavano i fatti e nessuno aveva mostrato interesse o voglia di approfondire quel titolo provocatorio: la banalità del male.
Margarethe Von Trotta tratteggia con sapienza il quadro di una donna che ha cambiato il modo di pensare senza compiacimento per la sua grandezza, ma con rigore e oggettività, mostrandoci una donna dura e al contempo assolutamente umana, circondata e stretta nei suoi affetti che sciolgono la sua impostazione algida.
Lunghe riflessioni e lunghi momenti di ricerca interiore e intellettuale si alternano a momenti di duri dibattiti politici e filosofici e a lunghe sessioni di studio. E forse è un film che invece di celebrare rimette in discussione il pensiero e il suo valore. Certo troppo arduo e difficile rappresentare qualcosa di così complesso attraverso il cinema e quindi il film riesce a metà, ma scuotee coscienze e pone domande fondamentali a cui ancora oggi sociologi e filosofi probabilmente non hanno trovato ancora una risposta definitiva.
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