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La mafia uccide solo d'estate

Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film

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La recensione su La mafia uccide solo d'estate

di obyone
7 stelle

Ninni Bruschetta, Barbara Tabita, Rosario Lisma

La mafia uccide solo d'estate (2013): Ninni Bruschetta, Barbara Tabita, Rosario Lisma

 

Ho approfittato del passaggio televisivo per rivedere "La mafia uccide solo d'estate" che a suo tempo vidi per caso in sala, con poca convinzione e ancor meno desiderio in quanto non amo le incursioni della tv nazional-popolare nel nostro cinema. All'epoca fu una bella sorpresa soprattutto perché non avrei scommesso il classico nichelino su Pif, che invece dimostrò di avere qualche freccia al suo arco.

 

Alex Bisconti

La mafia uccide solo d'estate (2013): Alex Bisconti

 

Prendendo a pretesto il racconto di vita del piccolo Arturo, un novello Forrest Gump palermitano con lo stupendo faccino di Alex Bisconti, Francesco Diliberto racconta vent'anni di omicidi di stampo mafioso a Palermo attraverso gli occhioni furbi e penetranti del bambino/testimone. Nei primi anni 80 Arturo si innamora di Flora, sua compagna di scuola; vive una straordinaria storia di passione civile con Giulio Andreotti, paladino di giustizia e verità nel suo mondo infantile; vede morire intorno a se i veri uomini di giustizia come Boris Giuliano e il gen. Dalla Chiesa; fa, infine, amicizia con un giornalista al quale confida il disagio di queste tristi vicende e della realtà che gli cade addosso.

Ormai adulto, agli inizi degli anni '90, Arturo, che ha ereditato la passione per il giornalismo, incontra nuovamente la sua amata Flora, diventata assistente di Salvo Lima, e vede consumare insieme a lei gli ultimi efferati crimini di mafia a Capaci e in via D'Amelio.

 

Claudio Gioè, Alex Bisconti

La mafia uccide solo d'estate (2013): Claudio Gioè, Alex Bisconti

Cristiana Capotondi, Pierfrancesco Diliberto

La mafia uccide solo d'estate (2013): Cristiana Capotondi, Pierfrancesco Diliberto

 

Il film di Diliberto è un film sui generis all'interno del filone Mafia, che riesce a far ridere, commuovere e rabbrividire allo stesso tempo grazie al sapiente dosaggio di sequenze leggere alternate a reportage televisivi d'epoca e alla voce fuori campo di Pif. Il film non è scevro da difetti anche se nel complesso è senz'altro godibile e rappresenta una voce fuori dal coro nel p(i)attume della commedia nostrana. La prima parte del film è decisamente migliore perché si gioca sulla contrapposizione tra l'ingenuità di Arturo che vive una vita normale scandita dalla famiglia, la scuola e il primo amore, e l'efferatezza di crimini concepiti da un mondo malavitoso adulto e disincantato. La seconda parte che corrisponde all'età adulta di Arturo mi convince meno sia a livello narrativo, che a livello interpretativo, vuoi perché con il piccolo Arturo se n'è andata la magia del candore fanciullesco che nelle sembianze di Pif sembra solo imbranataggine, vuoi perché i due adulti (il discorso vale anche per la Capotondi) hanno un atteggiamento meno spontaneo. Non mi è piaciuta neanche la scena del boss Bagarella infatuato della cantante che nella realtà dei fatti avrebbe colto un gran successo qualche anno più tardi. Pur essendo ispirata ad una effettiva e successiva mania del criminale l'anticipazione dell'episodio è una licenza narrativa che mi sembra abbastanza inutile viste le velleità storiografiche degli sceneggiatori. Ma se escludiamo questi particolari l'esperimento di Diliberto riesce a divertire consegnandoci un'immagine caricaturale di Riina e soci, avvolti, finalmente, in un'aura di banalità e di ignoranza che li spodesta dal piedistallo sui cui li abbiamo elevati nel bene o nel male a causa delle loro nefandezze.

La voce fuori campo funziona, il tono lieve è tutto sommato originale (solo la Torre a memoria mia ha raccontato la Mafia con toni ridicoli e divertenti) ed il contributo civile risulta onesto. Alcune sequenze, inoltre, sono di una fine ironia. Divertente quella del frate (Ninni Bruschetta) che stringe le sbarre del cancello della scuola mentre saluta Arturo per toglierle poi con un gesto carico di repulsione che prelude un futuro in gattabuia.

Vorrei chiudere con una considerazione personale. Il mio bimbo di 3 anni che secondo la sua maestra ha un piccolo problema a concentrarsi, in special modo quando deve star seduto per ascoltare le fiabe che gli racconta, è rimasto talmente affascinato dalla storia del piccolo Arturo da rimanere incollato alla tv fin quando Alex Bisconti è rimasto in scena. Poi quando il mio piccolo ha deciso di andarsene per una capatina in bagno l'ha fatto con la testa incassata nelle spalle, le mani raggomitolate in un pugno chiuso sotto il mento e con piccoli saltelli ravvicinati (perché a lui piace correre piuttosto che camminare). Ho riso a crepapelle all'imitazione di Andreotti più di quanto l'avessi fatto davanti allo schermo, e al contempo ho capito che Diliberto ha azzeccato il tono dell'opera. Sono convinto che fra qualche anno potrò far vedere a mio figlio questo film che in modo accattivante, ma rispettoso delle vittime e del dolore dei superstiti, racconta la storia del nostro paese. "Una risata vi seppellirà" diceva qualcuno. Forse questo film, qualche mito l'ha sepolto.

 

Rai 3

 

locandina

La mafia uccide solo d'estate (2013): locandina

 

 

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