Espandi menu
cerca
La mafia uccide solo d'estate

Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film

Recensioni

L'autore

lorenzodg

lorenzodg

Iscritto dal 2 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 52
  • Post 2
  • Recensioni 272
  • Playlist 23
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La mafia uccide solo d'estate

di lorenzodg
6 stelle

   La mafia uccide  solo d’estate” (2013) è il primo lungometraggio di Pif (Pierfrancesco Diliberto).
    Ecco che non t’avvedi del panorama desolante e ti fermi in una multi(quattro)sala e scegliere un film per passare il tempo con passione, pensare e sognare (se è possibile). Uno da scartare (perché visto senza tanto da battere lemani) e gli altri tre da riflettere poco. Lo spettatore in fila (molto limitata, non pensate di essere dalle parti delle …catinelle..) legge un foglio, ne sa poco, pensa un attimo, fa il biglietto ed entra (sala A semivuota o meglio poche teste nel chiarore rabbuiato di colori di posti vuoti). E sì non bisogna  sapere per forza tutto di un film: si va a caso (o quasi).
    Una pellicola che non t’aspetti, un film che forse volevi, un’Italia indignata che racconta, un bambino in prima fila, una Palermo che è viva, il sangue che ci ricorda, la mafia che opprime. In un racconto ironico, bislacco, valoroso, spiazzante, intelligente, giusto e commovente ecco arrivare (finalmente?!) un modo di porre i fatti in modo diverso dal solito ma corretto nei nomi, fatti, episodi e stragi mafiose con repertori d’epoca dai servizi televisivi mai oppressivi ma comprensivi dei tempi ordinati e della protesta reale che furono della città e sono ancora lì tra le lapidi dove rimangono scolpite le date dei caduti, morti per la lotta alla mafia e per senso del dovere e per la vera giustizia.
    L’ex ‘iene’ prende gusto a quello che racconta in un fuori onnda girovago, indisciplinato e alquanto saccente di ironia mesta e meschina (verso certi personaggi e personaggini che sono lì a contatto con la Palermo che conta e con il popolo in strada che non vide e non vede mai niente, Un linguaggio arditamente succulento di parafrasi risaputate e di un irridere voluto verso politica cieca e distrazioni continue di ciò che giace attorno. E avere la nascita fianco a fianco di un certo di ‘cosa-nostra’ non dà certo un bel effetto, tutt’altro. La paura fa qauaranta e le pallottole sono sempre lì (vicino) in canna. In un tripudio di festa e di linguaggi siculi (diretti) Pif si compiace dell’origine, di quello che non capiva, di quello che non vedevano e (purtroppo) di quelli che molti (anche giornalisti) nascondevano. E’ una Palermo solare ma devastata dal sangue e dalla morte di una giustizia depressa se non contrita (certamente del coraggio e di paura sicuramente). Una città in foga dove ogni destino (e tra questi la storia di Arturo) è in parallelo (se non dentro ai fatti) con le mafie e lustri dei personaggi che contano (nella criminalità nascosta) e sempre in agguato perenne.
    In un caldo torrido la storia di Arturo comincia con la mafia in agguato e la sua nascita in contemporanea: mentre la camera è il nido d’amore dei suoi genitori che stanno per ‘fecondare’ l’ovulo del primo loro figlio ecco che sotto al palazzo un agguato mafioso mostra il suo ghigno potere uccidendo senza sconti in un attentato. Gli spermatozoi (vivi) sentono la morte e in un gioco fumettistico (riuscito sì ma troppo fuori giro) solo per amore quello giusto dà coraggio a far nascere il bambino che s(c)i racconta. Ecco che dopo i titoli di testa in un’allegria estemporanea, agitata, sprizzante e di presa in giro, Arturo dà il meglio di sé facendoci vivere gli avvenimenti della Palermo dei personaggi dentro il potere dagli anni settanta fino all’oggi. In un modo inusuale avverte gli incontri con giusta osservazione, distacco salutare e voglia di bambino, Ecco i vari La Torre, Ciancimino, Dalla Chiesa, Lima, Falcone, Borsellino con i vari boss Riina, Buscetta… Una lista amarissima di morti e un contraltare di potere mafioso dietro le sbarre nel ‘tristemente’ famoso maxiprocesso che si tenne a Palermo dal 1986 (dentro l’aula-bunker del carcere dell’Ucciardone). Nel film le immagini reali danno il senso a tutta la vita di adolescente provetto giornalista di Arturo fino ad essere dentro il processo ma il suo ‘idolo’ Giulio Andreotti non c’era (mai). Un ragazzo ingobbito che per Carnevale diventa maschera ma che nessuno fa finta di conoscere (nemmeno la sua maestra) per arrivare a tutte le liste di politici incorruttibili ma corrotti fino al midollo. E Salvo Lima ucciso diventa simbolo al contrario per il futuro giornalista Arturo. Tutto traspare e si alleggerisce, tutto racconta e si attenua: il macabro delitto efferrato si compiace dello ‘stridente racconto del protagonista. Forse in modo eccessivo e anche catartico: tutto funziona fino a quando il vero sovrasta la finzione del tutto in contorno (anche se può definirsi verosimile) e in primo piano nei funerali di una Palermo strapiena di indignazione e certamente di lacrime. Il film chiude con un distacco ironico per una commozione diversa e certamente sincera. Racconto e analisi da parte di un bambino e di un giovane che insegue l’amore di Flora (sua compagna di classe fin dalle elementari) per convincerla che tutto è vero e che la politica si è nascosta sempre mentre il potere mafioso da dietro ma sempre in prima fila per la vittoria nel sangue. Un dolore lancinante che il regista ridesta in tutte le prime pagine dei giornali che titolano i vari attentati e i morti per mafia. Nei titoli di coda la musica di accattivante performance per (ir)ridere del tutto senza gloria.
    Pif e Cristiana Capotondi (Arturo e Flora) tengono banco in un contrasto di voci e di schemi recitativi che sonno allennati per un programma tv e per un servizio inverecondo e disturbante della Palermo in piazza Ballarò (così si fa servizio…) dove il popolo, la politica e i poteri lati coincidono. Il film tende ad essere compiaciuto ma la sincerità di fondo rende il prodotto godibile. Ambientazione e ricostruzione convincono. La regia appare frastornata dagli eventi e resta nel rispetto delle regole di base (non ci sono sussulti, invenzioni o altro).
    Voto 6½.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati