Espandi menu
cerca
Nella casa

Regia di François Ozon vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Peppe Comune

Peppe Comune

Iscritto dal 25 settembre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 176
  • Post 42
  • Recensioni 1442
  • Playlist 56
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Nella casa

di Peppe Comune
7 stelle

Claude Garcia (Ernst Umhauer) è un ragazzo con una spiccata attitudine nel voler conoscere la vita degli altri per farne dei resoconti scritti. Col pretesto di aiutare un amico a migliorare in matematica, Claude entra nella casa di Rapha Artole (Bastien Ughetto) e così ha modo di conoscere il padre (Denis Ménochet), un uomo che parla sempre del suo lavoro e che pensa di mettersi in proprio a fare affari con i cinesi, ed Esther (Emmanuelle Seigner), la madre, una donna chiaramante annoiata che ha dovuto rinunciare a troppe cose per il bene della famiglia. A leggere i resoconti scritti di questa sempre più solida frequentazione nella casa degli Artole è Germain (Fabrice Luchini), il professore di lettere di Claude. Germain esorta il ragazzo a continuare in questo esperimento perchè crede che sia molto bravo nella scrittura e che sia un peccato smettere. Ma dietro la coltivazione di un talento letterario in erba, si nasconde il piacere di leggere le notizie sulla vita di una famiglia borghese tipo, una lettura di cui sente non poter più fare a meno. Un piacere che si è insinuato sottilmente nella sua vita e che condivide con la moglie Jeanne (Kristin Scott Thomas). Un piacere che finirà per cambiare la natura del loro rapporto.

 

Ernst Umhauer, Fabrice Luchini

Nella casa (2012): Ernst Umhauer, Fabrice Luchini

 

Entrare in una casa, perlustrarne ogni angolo, sentirne gli odori e gli umori, conoscere gli oggetti che la popolano, farsi accogliere con sempre maggior benevolenza dai proprietari, ascoltare inosservato i loro discorsi. Fare tutto questo per penetrare la loro intimità e corromperla dall'interno per indirizzare gli stati emozionali verso un esito desiderato. Dare a tutto questo una forma letteraria in modo che, la realtà generata dalla cosciente manipolazione di personalità solo apparentemente forti e ben definite e la finzione scaturita dalla pura falsificazione della realtà che entra in un libro, si intrecciano fino a confondersi del tutto. Il risultato sarà "Nella casa" del francese François Ozon, un film sulla spudarata inclinazione al vouyerismo dell'uomo (contemporaneo) che in questo caso, oltre ad essere messo in risalto come forma regressiva della personalità di una persona, rappresenta l'elemento che è servito a dissolvere il velo di ipocrisie che si pone (sempre) a difesa dell'ostentato perbenismo borghese. Varcare la soglia di una casa e trasmettere verso l'esterno tutto ciò che vi accade, significa rompere l'ultima barriera disponibile alla tranquilla omertà domestica per metterla in pasto alle tentanzioni perniciose provenienti da oltre i confini ; insinuarsi furtivi nell'animo di una casa per misurare la portata dei vizi e le virtù che la abitano, significa aprire una crepa in quella roccaforte di sentimenti contrastanti per essere sottoposta all'occhio indagatore di quanti cercano nelle accertate debolezze altrui la possibilità di autoassolversi dalle proprie. Claude Garcia non è ne buono ne cattivo, ma solo una figura alquanto enigmatica che si pone in maniera asettica tra la verosimiglianza raccontata dai libri, che trasmette il potere di rapportarsi criticamente con la realtà circostante, e il perbenismo della famiglia borghese la quale, solo se è sottoposta a continui stimoli emotivi provenienti dall'estreno ed è perlustrata nelle sue carenze affettive, può implodere con tutto il carico di verità inespresse che porta in dote. La passione per la letteratura di Germain usa come tramite la natura caratteriale di Claude per generare un percorso parallelo che finisce per risolversi in una relazione speculare tra chi è osservato non sapendo di essere diventato l'oggetto d'indagine di "un'ossessionante" progetto letterario e chi osserva con la convinzione che mai, da quell'oggetto, possa rimanere coinvolto. Ne scaturisce una sorta di gioco a specchi dove le debolezze della "famiglia normale" (come l'ha etichettata Claude con chiaro intentento antiborghese) agiscono per riflesso sull'unione tra Germain e Jeanne e dove le capacità di rigenerarsi della prima, che decide di poggiare la propria, rinnovata, solidità su altre premesse, si trasforma per l'altra nella disgregazione progressiva di tutte le sue certezze. Un gioco dove ad essere messe a nudo sono anche (se non soprattutto) le pulsioni sessuali dei protagonisti (tema questo sempe presente nel cinema di Ozon), che chiari o latenti che siano, sottintendono la presenza di emozioni concrete più reali dei sentimenti simulati.

Ad un certo punto del film, mi è parso evidente il legame con "Teorema" di Pier Paolo Pasolini. Come il misterioso personaggio di "Teorema", Claude si insinua nella vita di esponenti tipo della borghesia con l'intento di far emergere i lati più nascosti delle rispettive personalità , di portarli in terreni che destono in loro una grande attrattiva ma che, fino ad allora, sono rimasti ancora inesplorati. Poi, quest'impressione ha trovato definitiva conferma nelle parole di Germain il quale, facendo riferimento al modo che Claude ha di rapportarsi con i vari esponenti della "famiglia normale", gli chiede se per caso non stesse imitando "Pasolini" (e, per un francese, citare uno scrittore italiano non è affatto una cosa semplice). Ma, al di là di questo specifico (e chiaro) riferimento cinematografico, è al cinema di Claude Chabrol che François Ozon è abbastanza legato (a mio avviso naturalmente). Come quello di Chabrol, il cinema di Ozon, non solo si concentra spesso su esponenti della borghesia facendone emergere gli aspetti più torbidi, ma sa generare un'atmosfera drammatica in assenza del dramma , imbastire un'architettura "thriller" senza sapere se, come, quando e perchè avverrà un fatto veramente delittuoso e chi, potenzialmente, può esserne il più credibile esecutore. Come Chabrol, Ozon ama sovvertire ruoli che inizialmente si credevano ben delineati e, quindi, fare di un cattivo uno che poi si capisce non esserlo del tutto (se non per niente), o di un buono una persona che cela segreti infamanti dietro il suo perbenismo di facciata e che sa rendersi capace azioni inimmaginabili. Un'eredità non da poco che François Ozon, in questo come in altri film, sta dimostrando di saper portare sulle spalle con discreta disinvoltura.     

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati