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Rush

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Rush

di maurizio73
6 stelle

Storia romanzata della rivalità e delle vicende personali e sportive dei due campioni mondiali di F1 James Hunt e Niki Lauda, dal comune esordio in F3 all'exploit nel Gran Premio principale fino ai drammatici avvenimenti che il primo Agosto 1976 portarono al drammatico incidente nel circuito del Nürburgring Nordschleife in Germania, dove il pilota austriaco riportò gravi ustioni che comunque non gli impedirono di ritornare quello stesso anno sulle piste.
Se al cinema di Ron Howard possono essere facilmente rimproverati i difetti classici del cinema hollywoodiano mainstream (scrittura che punta alla convenzionalità ed alla riduzione psicologica dei caratteri, spettacolarizzazione degli elementi salienti della narrazione, inverosimiglianza storico-biografica, relativismo etico a buon mercato, etc.) questi ,per certi versi, possono apparirne anche come i punti di forza di una filmografia che ha saputo interpretare il gusto di una platea trasversale di spettatori ruminanti pop-corn che da sempre popolano i multisala in ogni angolo del globo, decretandone il successo commerciale di cui l'industria cinematografica tout-court (compresi gli apparati promozionali delle 'kermesse' convenzionate) non ha mai potuto evitare di confrontarsi. A questa logica produttiva di un cinema che fa dell'appeal spettacolare la sua arma vincente e che si autoalimenta come garanzia di successo al box office (per la verità presente fin dagli albori nella storia della settima arte) non può sfuggire nemmeno la facile riduzione di una storia biografica in cui alle vicende umane di personaggi straordinari (là erano i naufraghi orbitanti di Apollo13, qui la geniale sregolatezza di un matematico dissociato, adesso la spregiudicata incoscienza di acclamati protagonisti della F1) come Lauda e Hunt si unisce il fascino dinamico per il mondo dei motori che, sebbene nel cinema richieda un impegno prevalente in fase di post produzione, proietta le consuete dinamiche relazionali dell'amicizia virile nel quadro di una avvincente lotta per la sopravvivenza, di una sfida contro i propri limiti che da sempre lo sport si presta a rappresentare. Cinema artigianale che non ricerca nè l'attendibilità filologica nè tantomeno una ricercatezza formale estranea al pragmatismo tecnico cui il nostro ci ha abituato, pare inseguire le traiettorie invisibili di personalità divergenti e conflittuali (l'estroverso e libertino Hunt e il razionale e morigerato Lauda) pur utilizzandone gli elementi biografici come puro pretesto per la messa in scena di un rutilante baraccone di buoni sentimenti e conquiste amorose. A parte le lacune di scrittura di una storia che incede per avvenimenti salienti e scene madri (ripercorrendo a ritroso una precipua cronologia agonistica), il film inserisce bene i suoi protagonisti (sebbene gli attori non siano chiamati a prove eccezzionali) nel circuito accidentato di una storiella divertente che taglia con facilità il traguardo delle 2 ore. Tra le varie nomination ai Globe ed ai BAFTA, si aggiudica (solo) un meritato Oscar britannico per il montaggio a Dan Hanley e Mike Hill. Donne e motori...gioie e dolori.

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