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Paura in palcoscenico

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paura in palcoscenico

di ethan
8 stelle

Londra: una esterefatta Eve (Jane Wyman), attrice dilettante, sente il resoconto del suo ragazzo, Jonathan (Richard Todd), il quale racconta (in flashback) che ha ricevuto la visita della fatale Charlotte Inwood (Marlene Dietrich), attrice di teatro che arriva da lui con un vestito impregnato di sangue e gli confessa di aver assassinato il marito con un attizzatoio; gli chiede inoltre di tornare nella sua abitazione per prenderle un altro abito ma qui viene intravisto dalla cameriera e fermato da due poliziotti, da cui però riesce a fuggire e così tornare da Eve. Qui termina il flashback e inizia una vera e propria recita tra i vari 'attori' dell'intricatissima storia, che si concluderà, dopo molti cambi di prospettiva - ancora una volta in Hitchcock - in un teatro, con un ultimo colpo di scena.

'Stage Fright', più correttamente traducibile con paura del palcoscenico piuttosto che l'italiano 'Paura in palcoscenico', che ne travisa il senso, apre un decennio - gli anni '50 - che si rivelerà incredibilmente fertile dal punto di vista creativo per il regista inglese ma non incontrò molto i pareri della critica ai tempi e lo stesso regista e Truffaut ne erano poco entusiasti nella loro chiacchierata-intervista, mentre a livello personale mi aveva lasciato molti dubbi, riguardanti in particolare la storia molto complicata e ingarbugliata, ma rivisto ora l'ho trovato 'migliorato'.

Partendo dal romanzo di Selwyn Jepson 'Man Running', adattato da Alma Reville e scritto, tra i tanti, da Whitfield Cook (dialoghi) e James Bridie, Hitchcock costruisce un meccanismo in alcuni punti un po' farraginoso e verboso in altri, ma incredibilmente ricco di rimandi al binomio realtà/finzione, con ogni personaggio intento a 'recitare una parte' all'interno di quella che è già una rappresentazione: Charlotte, attrice di professione, finge un'infatuazione per Jonathan, Eve, attrice dilettante, si fa passare per una cameriera per fare per conto suo le indagini e cercare così di aiutare Jonathan, la vera cameriera (Kay Walsh), sulla spinta di Eve e dietro un lauto compenso, si dà per malata e Jonathan stesso, come scopriremo, non ha detto tutta la verità su come sono andati i fatti; oltre a questo gioco delle parti, anche i dialoghi alludono più volte alla vita intesa come una recita dove tutti, prima o poi, mentono o fingono di fare qualcosa per un loro tornaconto.

Questa componente tematica rimanda ad un altro film che giocava su questa dualità, ovvero a 'Omicidio!', dove anche là il tutto era imperniato sullo scoprire chi avesse commesso un crimine, per giunta compiuto con il medesimo strumento, un attizzatoio, e si concludeva - ma in tutt'altra maniera - sul palco di un teatro, 'luogo privilegiato' del cinema di Hitchcock: in 'Stage Fright' il sipario si apre all'inizio e (si) chiude nel finale, chiudendo così il film.

Tuttavia 'Paura in palcoscenico' può essere visto inoltre come un omaggio del regista al mito di Marlene Dietrich, dato che molte inquadrature sembrano citarne alcune dei film che la resero un'icona della settima arte, ovvero quelli in cui era diretta da von Sternberg: una all'inizio dove il suo volto è coperto da un velo, una seconda mentre canta ed un primo piano dove è avvolta in una coltre di fumo.

Molto bravi anche gli altri membri del cast: Jane Wyman nel complesso ruolo dell'aspirante attrice che deve mettere alla prova le sue capacità recitative, Michael Wilding nel ruolo di un poliziotto e, nonostante le riserve sempre di Hitchcock, il 'cattivo' Richard Todd e Alastair Sym, nella parte dello stravagante padre di Eve.

Una riscoperta.

Voto: 8.

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