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Viva l'Italia

Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film

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La recensione su Viva l'Italia

di Furetto60
7 stelle

Film intelligente e spiritoso. Bella prova di tutti gli interpreti con Michele Placido in testa.

Michele Spagnolo, un grande Michele Placido, è un affermato politico e padre di famiglia, tanto potente quanto spregiudicato, di quelli che comandano, che stanno nella stanza dei bottoni. In oltre trent’anni di carriera Michele, ha sempre anteposto i suoi interessi personali a quelli della collettività, passando impunito attraverso i tanti scandali che hanno ferito il nostro paese, avvezzo alla menzogna e allo scambio di favori. In virtù delle sua rete di amici e clienti ha piazzato per bene, i suoi figli non molto dotati, Riccardo alias Raoul Bova esercita la professione di medico primario in un reparto di geriatria Valerio, alias Alessandro Gassman, dirige un’azienda che procura cibo per le mense, mentre Susanna, Ambra Angiolini, nonostante una pessima e ridicola dizione, si diletta a fare il mestiere meno adatto al suo “accento”, cioè l’attrice, sempre grazie alle raccomandazioni del padre.

Quando, dopo una notte brava, trascorsa con una “promettente” soubrette televisiva, Michele viene colto da un ictus, riesce a salvare la pelle, ma resta con gravi e permanenti infermità sulla sua mente. L’apoplessia ha colpito proprio la parte del cervello che controlla i freni inibitori ed ora il politico dice tutto ciò che gli passa per la testa, fa tutto quello che gli va e non ha la minima cognizione della gravità delle sue azioni, cosi a mano a mano i nodi vengono al pettine, perchè Spagnuolo comincia a svelare scomodi retroscena politici, e poi i tradimenti coniugali, le mazzette raccattate in passato, le raccomandazioni fatte e ricevute, gli accordi sottobanco con i suoi colleghi politici. I nefasti effetti non tarderanno ad arrivare, il politico Spagnolo, si trasforma, suo malgrado, in una persona sincera e pulita ,ma perde il controllo del partito, il figlio Riccardo diventa più compassionevole, ma si ritrova senza lavoro, l’altro figlio Valerio finalmente si accorge del tradimento della moglie, bacchetta il figlio che lo snobba, si scuote e capisce che deve impegnarsi di più nel lavoro, la figlia Susanna guadagna in spessore culturale, prende lezioni da una logopedista  e migliora la dizione ,ma anche lei privata dell'egida paterna, incontrerà intoppi lavorativi, infine la moglie di Michele, abiura il matrimonio e bandisce il marito, dopo le rivelazioni sulle sue infedeltà. Il bilancio alla fine però è positivo, perchè, i fratelli si riconciliano tra loro e con il padre e la famiglia ,in un certo qual modo, si ricompatta, dopo anni di incomprensioni e risentimenti. L’onorevole perderà il suo prestigio, ma in compenso acquisterà una coscienza, consapevole del marcio a cui la sua azione politica, aveva contribuito, auspica l’inserimento nella nostra Costituzione di un nuovo articolo, l’art. 140: “Tutti i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità”, in modo tale che vengano messi a conoscenza di ciò che viene tramato a loro insaputa.

Massimiliano Bruno al suo secondo appuntamento con la regia, non fallisce, anzi realizza un bell’affresco della società contemporanea, raccontando con spirito mordace e caustico, i molti vizi che attanagliano l’odierna attualità nostrana: la falsità, la menzogna, l’immancabile corruzione, le consorterie politiche suggerite solo dal tornaconto personale, di soggetti che predicano bene ma razzolano male, la strumentalizzazione di valori al solo scopo di rastrellare voti, l’ipocrita esaltazione della famiglia nell'accezione classica,da parte di coloro che hanno alle spalle famiglie disgregate, e i peccati,ormai marchio di fabbrica della nostra italietta, il “favoritismo” la “segnalazione” il nepotismo”, che producono aberrazioni di ogni tipo: "soubrette" artisticamente poco dotate, che vanno in  tv attraverso parentele importanti o per galanti compiacenze al politico che conta, concorsi pilotati, graduatorie falsate , reparti ospedalieri fondamentali, chiusi o per oscure ragioni politiche o per mero opportunismo, allo scopo di spingere clienti verso cliniche private, gestite dagli stessi primari dei reparti surrettiziamente fatti chiudere, l’appartenenza a lobby sociali, come passe-partout per fare carriera.

Anche le sotto-trame, per cosi dire secondarie, funzionano bene regalando macchiette efficacissime, si pensi a Tony, il manager gay, nella persona di Rocco Papaleo, sempre più bravo e convincente, poi altri personaggi pittoreschi, vedi Malgioglio, e tante gag spassose, Il tono del film è vivace, ma il messaggio è comunque di denuncia, ha un “imprinting” ironico e la satira è ben confezionata. Tuttavia, anche se ci sono situazioni comiche, c’è ben poco da ridere, si guarda con una certa amarezza, a quella che è la rappresentazione autentica della realtà attuale, con una brutta sensazione di rassegnazione, di impotenza di fronte a tale sfascio morale, umano e sociale. Si guarda lo schermo con la consapevolezza, che ciò che vediamo non è solo un film, ma è la verità, una contezza, che suscita rabbia, ci si sente incapaci e inadeguati di fronte ad un sistema ormai consolidato, nelle sue aberrazioni.

Viva l’Italia di Massimiliano Bruno in definitiva è un bel lavoro, ispirato, genuino, schietto e brillante e l’interpretazione di tutti, protagonisti e comprimari, è eccellente

 

 

 

 

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