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Viva l'Italia

Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Viva l'Italia

di alan smithee
2 stelle

Dopo due settimane di commedie italiane molto riuscite (mi riferisco agli ultimi film di Virzì e Soldini) mi sarebbe piaciuto poter proseguire in bellezza con una terza che vede, se non altro, impegnato un cast piuttosto variopinto e con nomi famosi od importanti di tanto nostro cinema contemporaneo. Il risultato e' invece disastroso, ma gia' il titolo, facile ed insulso, mi insospettiva e doveva farmi presagire lo strazio a cui sarei andato incontro (la storiella, risaputa, farlocca, caciarona e molto disonesta tra l'altro non ce la fa a dirci tutto in fretta ed ha pure la pretesa di durare parecchio, quasi due ore di prevedibilita' e calma piatta).
Un malore procura ad uno stolto e spregiudicato senatore come tanti, il fatto di non riuscire piu' a fingere di esprimere cio' che egli pensa nel suo intimo: questo procura grossi problemi al partito che rappresenta ma in particolare alla sua famiglia: soprattutto a due dei figli dell'uomo, quelli che han fatto strada grazie alle raccomandazioni del padre; e dunque un attricetta negata con problemi di dizione ed un dirigente d'azienda un po' lento di riflessi, mentre il figlio di mezzo, ribelle ed orgoglioso, scoprirà che pure lui non e' stato immune alle spintarelle tentacolari paterne. Ma naturalmente nel corso della stolta commedia c'e' spazio per ogni redenzione, per ogni qualunquismo: si criticano i comizi assurdi di tanta politica da quattro soldi facendone altrettanti ancor piu' inascoltabili, anche se recitati da un grande attore come Michele Placido, purtroppo coinvolto in questa disavventura; ci si mette dentro pure con grande buon gusto L'Aquila e le sue rovine, si recita la Costituzione (è il regista stesso che lo fa, in uno sketch fastidioso che appare in modo ricorrente come il peggiore degli intercalari), e intanto ci si finanzia per tutto il film con pubblicità occulta del piu' noto commerciante di banane d'Italia, dell'ultimo suv ben poco italiano della nostra - almeno per ora - casa automobilistica nazionale; addirittura campeggiano qua e là  senza vergogna pubblicita' e riferimenti spudorati ai nostri barbari sistemi di gioco d'azzardo con cui lo Stato guadagna montagne di soldi che poi si sperperano chissà dove e crea dipendenza tra i poveracci e gli sfigati. E' un Paese triste quello di questo film ancor piu' triste, che assume il gusto di un minestrone insapore che punta prima sulla risata facile e poi sulla trovatina acchiappapubblico: che naturalmente, nella maggior parte dei casi - notavo poco fa in sala - approva e talvolta pure si entusiasma, ride, apprezza il sottile umorismo e la sagacia della scrittura e esce di sala piu' che soddisfatto, facendomi sembrare, ora piu' che mai, l'alieno poco adattabile e controtendenza che sempre piu' spesso alberga nelle mie vesti.

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