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Solo Dio perdona

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su Solo Dio perdona

di Travis
6 stelle

Only God Forgives coniuga la cervelloticità della regia ad una storia che è (o dovrebbe essere) di pancia, vendette, rapporti famigliari burrascosi e sangue. Un film che mira non tanto a raccontare la solita (e molto orientale) storia di vendetta ma che punta più a raccontare il difficile rapporto tra un figlio ed una madre e relative conseguenze. Il telaio del film, e parlo di estetica (regia, fotografia, ambientazioni) è qualcosa di unico e nella sua unicità funziona e stupisce. Ma per tutto il resto (o quasi) mi sento di dire con certezza che stavolta Refn l'ha fatta proprio fuori dal vasino. Il suo film sembra più un esperimento, una bozza di film, non ha la minima tensione drammatica, i suoi protagonisti sono manichini vuoti che non si riempiono delle emozioni e dei sentimenti. Già nel precedente Drive il personaggio di Gosling poteva dare questa sensazione, ma in realtà traspariva molto di più. Era un personaggio vivo, qui sono tutti morti che camminano. Nella storia ci sta che sia così, ma alla lunga questo distacco stona. Distacco che si nota anche tra il regista e i suoi attori, distacco che regna sovrano e si respira in quasi tutte le scene. Gosling è svogliato per tutto il film, non posso minimamente considerarla una cosa voluta, è proprio un pesce lesso dall'inizio alla fine. In Drive era tutt'altra cosa. Questa freddezza così totale in Refn non l'avevo mai vista; autore capace di mescolare sapientemente la violenza più atroce con l'interiorità tormentata dei suoi protagonisti. Qui manca questo dualismo. Anche Valhalla Rising, il film che verrebbe più naturale accostare a questo, è più partecipato, più sentito dallo stesso Autore. Chissà cosa si sarà fumato Refn, Only God Forgives è forse solo una grande provocazione. Provocazione che colpisce, su questo non ci sono dubbi, ma non trova nella controparte spettatori disposti ad accettarla. Poichè qui la provocazione pare non avere alcun senso, alcuna destinazione; il film sembra non portare da nessuna parte. Refn gioca di sottrazione, eliminando cose che sono in realtà fondamentali per il tipo di cinema che vuole fare. il "simile" (si fa per dire) Valhalla Rising funzionava senza tuttavia far gridare al miracolo, qui ho notato forte e chiara la mancanza di dialogo tra le pretese autoriali del regista e la storia. Come se Refn si sia concentrato sulla forma senza dare sostanza, quando quest'ultima è quella che colpisce maggiormente alla pancia dello spettatore. Si potrebbe considerare Refn come uno dei registi più freddi in circolazione, se non il più freddo di tutti; cosa che non sempre può essere considerata un difetto, ma di certo lo è qui, in Only God Forgives. Un film veloce ma lungo, introspettivo ma freddo. Un passo più lungo della gamba forse. Di certo lo rivedrò, le scene belle anche solo da vedere non mancano, complici anche le belle ed azzeccate scelte musicali. La fotografia è sovraccarica oltre ogni limite, è un film costantemente macchiato di luci colorate, di controluci e di riflessi, ma anche questa pare un po' fine a sè stessa, così come alcune esibizioni canore, buttate lì per dare spessore e ambiguità a un personaggio (film) ma che non centrano il bersaglio, risultando a tratti ridicole, fastidiose, tediose. Per tutta la prima parte Refn gioca a fare Lynch, ma il paragone fa rabbrividire. I primi 20 minuti sono "difficili" da digerire, ed è difficile anche entrare in connessione col film. Si potrebbe pensare che l'estrema voglia di distinguersi, di elevarsi (cosa sempre apprezzabile e peraltro già presente in altri film del regista) qui abbia portato ad un eccesso (incontrollato pur apparendo sotto controllo) di tutto, e ad un eccesso di sottrazioni. Sottrarre per sorprendere, e caricare altrove per sopperire a ciò che viene tolto. Ma il gioco stavolta non funziona, è troppo finto, troppo studiato, e si tratta della mia prima delusione con Refn. Delusione che tuttavia non mi impedisce di premiare gli aspetti positivi del film anche se per forza mi tocca valutarli singolarmente e non come parte di un quadro/film come dovrebbe essere giusto. Come già detto, fotografia affascinante, tenebrosa, acida, che ti fa da sola entrare in un mondo (molto lynchana come qualcuno ha fatto notare), regia controllata, elegante ma che non fa gridare al miracolo (già quella di Drive la batte su tutti i fronti), l'interpretazione della Scott Thomas, molto brava a calarsi nei panni di questa madre trafficante con strane (apparenti ma nemmeno molto) devianze, un buon Vithaya Pansringarm che si mette in gioco con un personaggio spietato e bizzarro in un ruolo che è anche fisico (in una scena di combattimento coreografata benissimo anche se fredda come il gelo artico). Di contro però ci trovo un Ryan Gosling che nemmeno sa cosa sta facendo, che si aggira camminando lentamente tra stanze alla luce fluo senza meta, senza dire nulla per il 95% del film e senza nemmeno sembrare parte del film, spaesato e fuori luogo. Anche il montaggio, specialmente nella prima metà del film, è irritante. Montaggio pretenziosissimo che forse solo un Lynch e pochi altri possono permettersi. Refn è regista dallo sguardo poetico, dal linguaggio più unico che raro, ma qui si ferma solo allo sguardo, senza mostrarci in modo convincente ciò che sta dietro (ma nemmeno senza colmare questo vuoto in modo adeguato e tale da sopperire a questa mancanza). Il talento di Refn va messo al servizio di ciò che gli riesce meglio. Speriamo lo capisca pure lui e torni sulla retta via. 6-

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