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The Land of Hope

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Land of Hope

di Kurtisonic
8 stelle

Sono Sion ci aveva già provato a cambiare registro con Be sure to share e Himizu. Anche con quest’ultimo lavoro, The land of hope, mette da parte i linguaggi di forte impatto visivo che sa miscelare a dovere, e costruisce con momenti documentaristici un dramma familiare e sociale dopo un terremoto e conseguente fuga radioattiva dalla centrale nucleare, riprendendo il fatto dalla cronaca dell’incidente di Fukushima. Due anziani, di cui lei affetta dal morbo di alzheimer, lui che la cura amorevolmente insieme alla sua azienda agricola, vivono con il loro figlio la cui moglie è incinta. Le conseguenze del disastro ambientale modificherà la loro vita e i loro rapporti in maniera irrimediabile. Sono Sion usa lo stratagemma di una tragedia collettiva per parlare della società giapponese, anche se ha dichiarato che con The land of hope ha voluto mostrare quello che i media hanno ignorato. Egli condensa misura del dramma, realismo oggettivo con le sue ineliminabili conseguenze, all’interno di un quadro socio familiare in movimento, un dato, questo sempre presente nelle tematiche del regista. C’è qualcosa di stridente fra il titolo e il contenuto del film, lo si coglie anche dalle dichiarazioni di Sono dopo l’anteprima di Toronto, (la speranza che il regista cerca non si trova nella terra ma esclusivamente nella testa delle persone). Mettendo da parte la traccia consolatoria di un umano desiderio che dalle ceneri di una tale tragedia possano riaffiorare delle aspettative riguardo il futuro, analizzando le modalità di comportamento dei personaggi emergono lati in chiaroscuro che meritano attenzione. Oltre il nucleo familiare già citato, c’è una terza coppia formata da due giovani (lei è la Mitzuko di Cold fish), ricoprono una parte di semplice testimonianza, di registrazione degli eventi senza nessuna possibilità di intervenire sulla loro esistenza se non in modo algido e irrazionale, il loro ruolo che è quello delle nuove generazioni è ridotto all’analfabetismo critico e relazionale, di fronte alle macerie promettono di sposarsi, il loro motto “passo dopo passo” è una cantilena infantile che ripetono camminando ordinatamente, sembra una delirante proposizione verso una distruzione totale che non verso la speranza, (le studentesse suicide di Suicide club sono una preoccupante analogia). Più complessi sono i rapporti nella famiglia Ono. L’anziano ed orgoglioso Yasuhiko rappresenta la tradizione, è il samurai disposto al sacrificio più alto in difesa del proprio mondo dal quale non può separarsi. Sono Sion ne fa un personaggio dignitoso, ferito nell’orgoglio, incapace di ammettere il male del mondo che ha contribuito a costruire. La sua soluzione finale è totalmente allineata con l’integrità del suo personaggio, ritorna protagonista della sua vita. La moglie, Chieko, minata dalla demenza senile, è dipendente dal marito perché malata, ma è anche colei che ricopre il classico posto riservato alle donne, cura la casa, ama i fiori e la natura, non innesca conflitti, non è tenuta a capire il male che corrode l’uomo. Il loro figlio, Yoichi, non riesce ad imporsi come il padre, figlio dei tempi moderni, è più disponibile ad ascoltare la moglie, e acconsentirà di allontanarsi dalla zona a rischio contaminazione per il bene del nascituro. La moglie, Izumi,(Megumi Kagurazaka, anche moglie del regista), è invece una persona indipendente che non esita a prendere posizioni anche controcorrente, a dispetto dei tranquillizzanti comunicati tv, rappresenta probabilmente l’elemento di novità in un contesto dove il ruolo femminile fatica a conquistarsi un posto reale da protagonista. Il finale non sembra nutrire molte speranze, il comportamento di Yoichi, che omette di dirle cosa ha scoperto, ricalca alla perfezione il modello patriarcale, incapace di reagire alla tragedia davanti ad un mondo che si inabissa. Restano i sentimenti, l’amore, ma si sente anche un battito flebile di un pianeta (qui di una sua parte) che si affievolisce sempre di più e si avvia pessimisticamente verso la fine. Passo dopo passo.

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