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È difficile essere un dio

Regia di Aleksej German vedi scheda film

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La recensione su È difficile essere un dio

di alan smithee
9 stelle

locandina

Hard to Be a God (2013): locandina

 Un'opera eccentrica e originalissima che sfiora il capolavoro. L' ultimo film uscito postumo di un originale e piuttosto complesso, a tratti barocco, autore russo d'eccellenza: Aleksei German. Meglio dirlo subito, un film sensazionale; inutile posticiparlo.

“Questa non è la Terra: è un altro pianeta, circa 800 anni indietro. C'erano pochi pianeti simili: questo era il più piccolo ed il più vicino. I grigi castelli della zona rievocavano l'antico Rinascimento. Così furono inviati li una trentina di scienziati. Ma il Rinascimento lì non si manifestò coma una semplice reazione verso qualcosa. Questo non avvenne quasi per nulla.

Nella capitale di Arkanar tutto iniziò con la distruzione dell'Università, e con una caccia agli intellettuali, ai sapienti, ai topi da biblioteca e agli artigiani talentuosi. Così loro fuggirono nella vicina Irukan, dalle squadriglie del Ministro della Sicurezza della Corona, i membri delle unità, autisti e faccendieri, vestivano di grigio, truppe grigie, ministro grigio.

La guardia reale fu messa da parte. Povertà, povertà...il regno della povertà!”.

Dell'incredibile, chiassoso, scatenato, destabilizzante HARD TO BE A GOD stiamo parlando! Ed in effetti la povertà, l'indigenza, l'ignoranza e la grettezza regnano sovrane in quel Medioevo tutto nebbie, nevischio, freddo e gelo ma soprattutto fango e sterco che non ci viene risparmiato già nelle prime inquadrature puntate su natiche intente ad evacuare e a farsi schernire da una guarnigione di soldati armati di ferraglia ed arma bianca d'ogni tipo.

La fantascienza affascinante, retrò, solo apparentemente povera, ma in realtà costruitissima dei fratelli scrittori russi Arkady e Boris Strugatsky si riaffaccia al cinema, al grande cinema d'un autore meraviglioso quanto misconosciuto, almeno in Italia, che è Aleksei German (o Guerman altrove), dopo il capolavoro di Tarkovskij e del suo Stalker, tratto dal romanzo Picnic sul ciglio della strada.

Mentre sulla Terra il comunismo ha reso tutti buoni, bravi e felici, su un pianeta lontano gli esseri umani scoprono una civiltà simile alla loro, ma relegata allo stadio di un tetro e oscuro Medioevo.

Il capo di una squadra di osservatori inviata dalla Terra per prendere visione senza intervenire su usi e costumi locali, trova nel condottiero Don Rumata l'ufficiale incaricato di scrivere un rapporto dettagliato sulle caratteristiche salienti di un popolo arretrato e greve, che vive con indolente ironia il disagio di una vita di stenti in un pianeta pieno di fango, acqua sporca e fetide tracce di una presenza di vita che comunica ripugnanza, scaltrezza e poca etica morale.

Un Dio, a tutti gli effetti, che tuttavia non può, su precise disposizioni, intervenire più di tanto, e si ritrova nella posizione scomoda di tendere ad educare ed insegnare, pur frenato dalle precise istruzioni che lo guidano in quella missione.

La fantascienza nelle opere dei due fratelli romanzieri russi si ispira qui ancora più che in Stalker al nostro passato remoto ma non certo preistorico, riproponendoci situazioni e momenti di vita che le perfette ricostruzioni scenografiche e la fotografia in uno sfavillante bianco e nero, rendono magiche, affascinanti, seppur non certo facili nel contesto di un film di quasi tre ore di durata: tre ore di indolenza, sarcasmo, cameratismi e crudeltà gratuite, dove una nuova umanità deformata e resa mostruosa dalle difficoltà di vita, riesce anche a prendersi in giro e a trarre vantaggio l'uno ai danni dell'altro, escludendo ogni minima fruttuosa possibilità di cooperazione volta al progresso e alla ricerca di un benessere comune.

locandina

Hard to Be a God (2013): locandina

Uscito nel 2013, postumo a causa della morte improvvisa del grande regista a riprese appena ultimate, il film, già nel 2012 in predicato per il concorso a cannes, ha fatto la sua apparizione al Festival di Roma, fuori concorso ma non esente da premi, ed è uscito ora nelle sale francesi. Le possibilità di vederlo in Italia, nei cinema, ritengo siano nulle, come del resto successe per l'altrettanto folle e scatenato Krustaliov my car, penultimo film di una cinematografia scarna ma potente di uno dei registi più personali e talentuosi del panorama cinematografico russo.

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