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Kon-Tiki

Regia di Joachim Rønning, Espen Sandberg vedi scheda film

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La recensione su Kon-Tiki

di marcopolo30
6 stelle

Versione romanzata del mitico viaggio del mitico Thor Heyerdahl a bordo del Kon-Tiki del titolo. Eccellente la realizzazione tecnica, non impeccabile invece la sceneggiatura, ma Il livello di tensione non cala mai. Nomination all'Oscar come miglior film straniero.

Per chi come me non solo è cresciuto a pane e libri di avventura, nel mito cioè di grandi esploratori del passato, ma ha poi in giovinzezza anche cercato di vivere seguendo tale libertà assoluta (nei limiti imposti dal mondo attuale, ovviamente), il nome di Thor Heyerdahl è semplicemente sinonimo di sogno. Non soltanto per la portata delle sue gesta ma quanto più perché tali incredibili avventure hanno avuto luogo in pieno secolo XX, quando ormai, scoperti, vinti e cartografati sia il cuore dell'Africa, sia i due poli, sembrava che ulteriori viaggi di esplorazione dovevano necessariamente significare galassie, NASA, ecc. con i vocaboli 'coraggio' ed 'esotismo' rimpiazzati dai meno affascinanti 'scienza' e 'capitali'. La sua ostinazione nel voler dimostrare la teoria (sua propria) che la Polinesia fosse stata popolata da amerindi giunti nelle isole del Pacifico secoli prima a bordo di semplicissime imbarcazioni a vela lo portò ad imbarcarsi (mai meglio detto) in un'impresa di carattere epico che lo vide nel 1947 traversare il Pacifico a bordo di una zattera, dalle coste del Perù fino alle isole Tuamoutu: 8000 chilometri alla deriva! Lo stesso Heyerdahl documentò la traversata, e tale materiale venne poi montato nel documentario “Kon-Tiki” (dal nome della zattera) che fece il giro del mondo e vinse addirittura l'Oscar come miglior documentario nel 1951. 65 anni dopo tale impresa, ne arriva dalla Norvegia una versione romanzata ma non troppo, realizzata senza badare a spese (un budget di quasi 16 milioni di dollari!) che risulta inappuntabile da un punto di vista tecnico e appena discreta sotto quello più strettamente artistico. Buono è certamente il livello di tensione che non scade in nessun momento, cosa questa non così ovvia quando è noto a priori quello che accadrà, fantastica ed accecante la fotografia, non eccessivamente invadente l'uso della digitalizzazione. Nella colonna dell'avere metterei invece una sceneggiatura che scade a tratti inutilmente nel melodrammatico, cosa della quale si sarebbe fatto volentieri a meno, nonché le ridicole lunghe barbe posticce dei protagonisti nel finale. Il film ha ottenuto una forse esagerata nomination al miglior film straniero (la quinta per la Norvegia in tale categoria) ed è stato un successo di cassetta senza precedenti in Patria.

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