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Zero Dark Thirty

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Zero Dark Thirty

di GIMON 82
8 stelle

11 SETTEMBRE 2001

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Una nube tragica,silente nel dolore avvolge i simboli della potenza capitalista.Quattro aerei vengono dirottati da un commando di Kamikaze di Al Qaeda.Fanatici della religione musulmana,di cui riportano il dogma piu' estremo,odiare l'occidente e il cristianesimo.Uno spazio nero è il prologo dell'ultima fatica di Kathryn Bigelow,accompagnato da didascalie e voci.Quelle voci  nelle torri e negli aerei dirottati,urla di terrore,saluti estremi e lacrime dolorose.Poi tutto cessa,il silenzio----------------------------------------.Siamo catapultati nel piu' remoto Pakistan,assistiamo ad un interrogatorio d'un prigioniero,presumibilmente arabo.La camera da presa fissa un nerboruto agente C.I.A, ed il giovane detenuto.Appeso per le braccia,privato del sonno,costretto ad ingurgitare acqua salina.Kathryn Bigelow non ci sottrae nulla,presenta una tortura degna della "Polizia Borbonica",col metodo della "cassetta".Echi di Abu Graib,con l'arabo portato a spasso a mo' di fedele "amico" a quattro zampe.Scampoli di cinema veritiero,cronachistico e fedele ad atti reali.L'America che ha perso i suoi figli nel  drammatico giorno 11, inizia a consumare le sue vendette qui. Scovare il "Re del terrore" richiede una controversia negli interrogatori.Il cinema della talentuosa regista è degno di  furore fazioso e fuorviante sotto alcuni aspetti.Ma richiede la massima attenzione,nonostante la durezza dei passaggi, scomodi , reali e "politicamente scorretti". Non vi è lo sguardo "bipartisan" in "Zero Dark Thirty",ma l'unilateralita' di un intera nazione.L'America che cerca di combattere e risollevarsi,di creare un "perchè" alla sua tragedia.Accade allora un apparizione nella remota prigione Pakistana.Una figura algida,una donna tanto candida nell'aspetto,quanto forte nell'animo.L'agente della C.I.A. Maya,un nome esotico,portato con vigore celere  dalla superba Jessica Chastain.E' brava la Chastain a creare un personaggio rigido,tutto d'un pezzo.Maya dedica se stessa al bene della nazione,una donna che "non scopa" ,sacrificando la femminilita' al bene comune.Una ricerca spasmodica,tra Stati arabi e asiatici,interrogatori e scampoli di guerriglia urbana,a cui la diafana Maya non si sottrae.Tutto per lo scopo di acciuffare una figura da sceicco,l'uomo in tunica che professa l'attacco ai crociati occidentali.Si chiama Osama Bin Laden quell'uomo,ragione di vita per Maya,che non dorme per anni,fin quando nel remoto Pakistan non verra' scovato un suo messaggero........"Zero Dark Thirty" ha il suo "pathos" in questo frangente,la regia della Bigelow  nella prima parte compie una "dizione" tecnica e formale.La regia è lineare e schematica,assume toni fortemente nazionalistici.Gli agenti C.I.A nei  panni dei duri e "puri". Gli Arabi sono "porci" terroristi a cui viene tolta la dignita'.Tutto in cambio del famigerato nome di  Osama,una pedina d'abbattere ad ogni costo.La seconda parte ci regala un aspetto potente, d'alta tecnica cinematografica.Il blitz dei Navy Seals nel covo di Bin Laden è adrenalina allo stato puro.Costruito su livelli sfalsati,a cui si contrappone il viso e il patema della Chastain.Vi sono i Navy Seals addestrati ad uccidere e combattere  il nemico,con le loro mimetiche e l'attrezzatura speciale,subentrano nel covo.....senza risparmiare pallottole e "pietas umana," abbattendo il nemico piu' temibile della storia americana.Passaggio fibrillinico e realistico,di stampo quasi da "Reality Show" nelle brughiere pakistane.La 61enne Bigelow dopo l'Irak degli sminatori,aggiunge un altro tassello sul pensiero Yankee post 11 Settembre. "Zero Dark Thirty" assume nell'ultima parte forme alte di cinema verita'.Facendolo s'assume le responsabilita' anche piu' scomode.Ma rimane un punto di vista di un autrice e  una nazione,seppur negli intenti discutibili sui valori della dignita' umana.L'America di Maya e della Bigelow è quella di stampo duro e guerrafondaio che stana il nemico,punto.Non esiste la negazione alle percosse o alla violenza,l'importante è chiudere i conti col passato portatore di tragedia umana.Ci s'interroga di fronte al male commesso dal radicalismo islamico,del perchè tanto sangue in nome di uno scritto millenario.La Bigelow apre questo scenario storico controverso,lo fa in forma magnetica e a tratti scostante nella successione,ma l'ultima mezz'ora è perfetta sia tecnicamente che emozionalmente.Alla fine di tutto il quadro rimane un immagine candida e pura,una donna dal viso bagnato dalle lacrime.Ci chiediamo del perchè piange.......se per felicita',per amor di nazione,oppure perchè ha perso la sua "ragione di vita"..........

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