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Foxfire - Ragazze cattive

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

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La recensione su Foxfire - Ragazze cattive

di supadany
5 stelle

Raramente una Palma d’oro a Cannes (“La classe”, 2008) ha avuto un prosieguo di carriera così anonimo come quello di Laurent Cantet che per la cronaca anche prima aveva realizzato almeno un paio di ottime opere (“Risorse umane”, (1999) e “A tempo pieno” (2001)).

Foxfire” rientra appieno in questo solco, riprendendo dal suo film più noto la metodologia di lavoro per cui le protagoniste sono agli esordi anche se in questo caso si parla comunque di attrici.

1955 Nord America, le giovani donne sono spesso vittime di violenze, anche famigliari, che non possono che tacere, quando un gruppo di ragazzine danno vita ad una piccola gang che genera un patto di sangue che prevede autodifesa e ribellione.

Presto le loro scorribande le portano a fare i conti con la legge, ma una volta cresciute, e scontate le pene previste, decidono di vivere tutte insieme in una casa.

Ma la loro nuova vita non è rosa e fiori come credevano e per andare avanti dovranno alzare sempre di più la posta delle loro azioni arrivando ad architettare un piano più grande di loro.

 

 

A “Foxfire” non manca il gusto del racconto ed anche se non arriva a toccare vette importanti riesce a mantenere un riquadro generale capace di manifestare due facce della stessa medaglia.

Il desiderio di libertà ed autonomia deve fare i conti con la realtà, impossibile separarsi dalla natura materiale della vita, le pietre portanti del progresso sono sempre lì che ti obbligano a piegarti o ad affrontarle a tuo rischio e pericolo.

Alla rappresentazione manca un po’ di coraggio, ma appare sincera, un po’ semplicistica ma i confini, così come le difficoltà, sono evidenziati e lo spettatore è messo in difficoltà, perché se all’inizio stiamo dalla parte delle ragazzine che si ribellano ad un sistema che le sevizia, poi tutto cambia e proprio sulle note conclusive non credo sia casuale la scelta di vedere il soggetto debole in un uomo di successo tipicamente americano che vuole sinceramente il loro bene tanto da offrir loro due posti di lavoro senza voler nulla in cambio.

Vivace il cast di giovani novizie alla recitazione, anche se il talento rimane cosa per poche, sicuramente lo ha nello sguardo la protagonista Raven Adamson, vero e proprio argento vivo.  

Alla fine si tratta di un’opera tutt’altro che inutile, ma per niente risolutiva, probabilmente era tutto calcolato ed in fondo non è priva di una naturale forza propositiva, ma non trova con costanza, causa divagazioni e alcuni tratti approssimativi, sfoghi narrativi importanti.

Contrastato. 

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