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Foxfire - Ragazze cattive

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

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La recensione su Foxfire - Ragazze cattive

di FilmTv Rivista
8 stelle

L’uscita di Foxfire. Ragazze cattive a un anno dalla presentazione a Toronto, dopo il mancato passaggio a Cannes e Venezia, la dice lunga sul suo destino. Atteso perché primo film di Laurent Cantet dopo la Palma d’oro per La classe. Entre les murs (2008) e perché sua prima produzione internazionale, per di più tratta da un romanzo di Joyce Carol Oates, la pellicola è finita in realtà ai margini del circuito festivaliero e distributivo. Eppure si iscrive pienamente nella filmografia del regista francese. Le sue protagoniste, un gruppo di studentesse dello stato di New York, nel 1953 formano una banda, le Foxfire, per vendicare le violenze dei maschi e danno vita a una comune e a un gruppo criminale. Figure fragili e insieme minacciose, sono progenitrici del laureato figlio di operai di Risorse umane e degli studenti della banlieue parigina. Espressione di una rabbia tutta adolescenziale, testimoni di una discriminazione sessista socialmente condivisa, le ragazze di Cantet ridiscutono la figura della donna nella società americana, si appropriano del lato oscuro dell’ideologia individualista e portano alle estreme conseguenze il connubio fra mito della libertà e tentazione della violenza. Un accostamento che dal decennio successivo farà da modello per ogni sorta di rivoluzione, portando più di una generazione al massimo dello splendore e a un passo dalla perdizione. Cantet ovviamente sta con le sue Foxfire, ne racconta in modo fin troppo didascalico l’ascesa e la caduta; e se a tratti pecca di lungaggini e pedanteria (il vecchio comunista, l’industriale bigotto), dà il meglio in uno stile diretto e non mediato dalla ricostruzione d’epoca, facendo degli anni 50 un periodo non ancora pronto a diventare Storia ma solcato da tensioni inafferrabili. In questo quadro privo di coordinate, le Foxfire sono vittime di una rivolta cieca, di un’impotenza che si coglie soprattutto nei corpi delle attrici esordienti, acerbe e incerte come i loro personaggi. In particolare, Cantet trova in Raven Adamson (Legs, la leader del gruppo) il segreto del suo film: due occhi spalancati e vendicativi dentro i quali è nascosto un desiderio di rivolta che da sempre l’Occidente porta con sé e solo a tratti riesce a sopire, mai a cancellare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 35 del 2013

Autore: Roberto Manassero

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